Rischio coronavirus negli allevamenti di visoni: chiudiamoli tutti
Da quando la pandemia di coronavirus ha avuto inizio, gli allevamenti e i macelli di tutto il mondo hanno cominciato a diventare luoghi di contagio per i lavoratori. Negli allevamenti di visoni, però, anche gli animali sono stati infettati e sono diventati essi stessi serbatoi di virus, mettendo a rischio la salute pubblica.
Che gli allevamenti intensivi siano luoghi insalubri per gli animali è ormai ampiamente risaputo. Ma la pandemia di coronavirus ha reso forse ancora più evidente quanto questi luoghi non si limitino a essere pericolosi solo per la salute degli animali, ma anche per quella umana.
Gli allevamenti di animali da pelliccia in questo non sono da meno: a partire da marzo, in tutta Europa, si sono susseguiti contagi tra visoni e esseri umani. Inizialmente si è ipotizzato che la trasmissione avvenisse esclusivamente da parte dei lavoratori agli animali. Ma con il tempo è diventato chiaro che anche i visoni possono infettare a loro volta gli esseri umani. Anche l’Italia, dove sono attivi una decina di allevamenti di visoni, non è rimasta indenne a questi eventi. Per questo motivo la prossima settimana chiederemo al Governo di vietare tutti gli allevamenti anche nel nostro Paese.
Contagi di coronavirus negli allevamenti di Europa e Stati Uniti

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Olanda
Il 23 aprile 2020 sono state rilevate le prime infezioni di SARS-CoV-2 nei visoni in due distinti allevamenti nei Paesi Bassi. La notizia è stata diffusa dall’OIE, l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale. Il Ministero dell’Agricoltura olandese ha subito ipotizzato una trasmissione dell’infezione da essere umano ad animale, in quanto alcuni dipendenti erano risultati positivi al virus. Gli animali hanno riportato disturbi gastrointestinali e problemi respiratori e negli allevamenti è stato registrato un significativo incremento della mortalità.
A inizio maggio sono aumentati i casi di visoni infetti in altri allevamenti olandesi, fino ad arrivare al 20 maggio quando il Ministro dell’Agricoltura Carola Schouten comunica al Parlamento che è «plausibile che un visone abbia infettato i dipendenti di un’azienda». Secondo quando affermato, in almeno uno dei lavoratori malati, il ceppo del virus è lo stesso individuato nei visoni e ciò rende probabile che l’animale sia stata la fonte dell’infezione.
Il 4 giugno il Governo olandese ha ordinato l’abbattimento di migliaia di visoni in nove allevamenti a cominciare dal giorno seguente. Tra la fine di aprile e metà giugno in Olanda si contano focolai di SARS-CoV-2 in 17 allevamenti di visoni, mentre vengono abbattuti 600.000 animali.
Spagna
Il 20 luglio il coronavirus arriva negli allevamenti di visoni in Spagna: 92.700 visoni di un allevamento nella regione di Aragona vengono abbattuti. L’allevamento era monitorato dalla autorità spagnole da maggio, da quando la moglie di un operaio si era ammalata di coronavirus. Il contagio si è poi esteso a sette dipendenti e agli animali, con l’87% dei visoni positivi al virus.
Danimarca
Anche in Danimarca avvengono dei contagi: il primo viene registrato il 17 giugno e porta all’abbattimento di 11.000 visoni. Il primo ottobre il Governo chiede di procedere all’abbattimento di oltre un milione di visoni rinchiusi nei 100 allevamenti situati all’epicentro dell’epidemia, dopo i casi confermati di spillover. L’epidemiologo Kåre Mølba, direttore professionale dello Statens Serum Institut, dichiara: «È più pericoloso essere un allevatore di visoni che essere impiegato nel sistema sanitario».
Il 13 ottobre veterinari e allevatori danesi hanno iniziato l’abbattimento di almeno 2,5 milioni di visoni nel nord della Danimarca dopo che il coronavirus è stato segnalato in almeno 63 aziende agricole. Tutti gli animali nel raggio di 8 chilometri da una fattoria che presenta casi positivi vengono abbattuti, anche quelli sani. Le immagini di decine di camere a gas utilizzate per sopprimere i visoni, disposte in fila e dirette verso gli allevamenti, fanno il giro del mondo.
Stati Uniti
A metà agosto, dopo un aumento di mortalità in alcuni allevamenti di visoni dello Utah, il secondo maggior produttore di pelli degli Stati Uniti dopo il Wisconsin, le ricerche confermano la morte degli animali per coronavirus. L’11 ottobre muoiono quasi 10.000 visoni. I veterinari affermano che sono stati colpiti i visoni più anziani, al punto che il 50% delle colonie riproduttive è morto. Le autorità americane continuano a sminuire il rischio per gli esseri umani, nonostante i casi europei confermino il salto di specie. Negli USA i dati del settore indicano che ci sono 245 allevamenti di animali da pelliccia in 22 stati.
Aumentano i divieti per l’allevamento di animali da pelliccia

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Olanda
Il 27 agosto il Governo olandese ha deciso di anticipare il divieto di allevamento di animali da pelliccia che era già stato emanato nel 2013, ma che avrebbe dovuto diventare effettivo nel 2024. Il Nederlands kabinet, il collettivo dei ministri e dei segretari di stato dei Paesi Bassi, ha annunciato che l’allevamento di visoni sarà proibito a partire da marzo 2021. Già da questo mese le aziende olandesi non saranno più autorizzate ad allevare nuovi animali.
L’Olanda ha una produzione di pellicce di visoni di circa 5 milioni di animali in 128 allevamenti e secondo fonti dell’Aia, il Governo olandese stanzierà circa 180 milioni a sostegno degli allevatori. Una cifra che fa discutere perché piuttosto elevata per un settore in crisi. L’anticipazione del divieto è dovuta chiaramente all’emergenza coronavirus: nonostante le misure di biosicurezza intraprese negli allevamenti di visoni e l’abbattimento di milioni di animali, la diffusione del virus dilaga. Alla base della decisione ci sono anche diversi studi che delineano il quadro dell’infezione e confermano lo spillover. Secondo alcuni studi inoltre, il virus nei visoni è mutato e questo lo rende ancora più pericoloso.
Svezia
Il 26 settembre, in un articolo pubblicato su Dagens Nyheter, l’Associazione veterinaria svedese si unisce a più di 120 ricercatori, veterinari ed esperti nel chiedere il divieto di allevamento di visoni in Svezia. Nel Paese sono già vietati gli allevamenti di volpi e cincillà.
Polonia
Il 18 settembre 2020 la Camera del Parlamento polacco ha votato sì a un disegno di legge per introdurre il divieto di animali da pelliccia e altre norme per la tutela degli animali. Si tratta di un voto dalla portata storica perché la Polonia risulta, ancora oggi, il terzo produttore al mondo di pellicce e la maggioranza è stata schiacciante: 77% favorevoli, 356 voti su un totale di 460 parlamentari.
Dopo il voto della Camera del Parlamento polacco, il 14 ottobre 2020 il Senato ha accettato il disegno di legge con emendamenti, che dovranno essere di nuovo approvati. Si tratta di una buona notizia perché la proposta non è stato respinta e attende l’approvazione dei parlamentari che hanno già votato a favore del divieto.
Francia
Il 29 settembre la Ministra francese per la Transizione Ecologica Barbara Pompili ha annunciato il divieto di allevare visoni in tutto il Paese a partire dal 2025, dopo un periodo transitorio di 5 anni. Oltre a quello contro la produzione di pellicce di visone, le misure includono anche il divieto di impiegare animali selvatici nei circhi.
La situazione in Italia

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Gli allevamenti di visoni in Italia sono situati nelle province e nelle zone più colpite dalla pandemia, incluse Lombardia e Veneto. Dopo essere stati sottoposti al tampone ad agosto, sono risultati positivi al coronavirus almeno due campioni prelevati dai visoni in un allevamento in Lombardia. Non è chiaro al momento in quale comune o provincia sia avvenuto il contagio, probabilmente Cremona o Brescia.
Secondo Nicola Decaro, professore ordinario di malattie infettive degli animali all’Università di Bari e componente dell’executive board del College europeo di microbiologia veterinaria, «I primi focolai negli allevamenti di visoni derivano proprio dalla trasmissione del virus da parte di persone addette agli stabilimenti. E il virus è capace di adattarsi al nuovo ospite, allora la preoccupazione della comunità scientifica è che nei visoni si possano generare delle varianti del virus capaci per questo di sfuggire ai vaccini in fase di sperimentazione in queste settimane».
Quanto dichiarato dal professor Decaro è estremamente preoccupante e ci incoraggia a chiedere a gran voce la chiusura di questi luoghi. Sin dal 2013 Essere Animali chiede al Parlamento e al Governo italiano che sia introdotta anche nel nostro Paese una legge che vieti l’allevamento di animali per la produzione di pellicce. Come abbiamo visto sono ormai tante le nazioni europee ad aver vietato questi allevamenti, vogliamo che anche l’Italia segua l’esempio.
Unisciti anche tu alla nostra campagna e partecipa, dal 9 al 15 novembre, alla Settimana d’azione per chiudere gli allevamenti di visoni in Italia.