Veggie burger ban: l’UE blocchi le restrizioni contro i prodotti vegetali
Ancora una volta l’Unione Europea è chiamata a prendere posizione sulla denominazione dei prodotti di origine vegetale. Dopo il divieto del 2017 di utilizzare termini come “latte d’avena”, anche espressioni come “veggie burger” potrebbero scomparire dalle etichette dei sostituti vegetali.
«Sabato sera a cena sono andata in quel ristorante nuovo e ho mangiato un disco vegetale delizioso. Dobbiamo tornarci insieme».
«Amore, ti vanno due tubi vegetali con le verdure al forno? Ho trovato questa nuova marca che dicono sia buonissima».
Se anche voi vi sentite disorientati davanti alla prospettiva di mangiare dischi e tubi, non preoccupatevi, non siete i soli, ma nei prossimi giorni potremmo doverci fare l’abitudine, perché espressioni come “veggie burger” e “salsicce vegane” potrebbero essere vietate in tutta l’Unione Europea.
Sì perché il 23 ottobre gli europarlamentari saranno chiamati a decidere se introdurre o meno l’emendamento 165 che vieterebbe termini come “bistecca” “salsiccia” o “burger” per riferirsi ai sostituti vegetali della carne; e l’emendamento 171 che vieterebbe qualsiasi riferimento all’industria lattiero-casearia, come ad esempio “cremoso” o “sostituto vegetale del latte”.
Un’ulteriore stretta dopo il divieto di “latte vegetale”
“Yogurt”, “formaggio”, “burro” e “latte” per riferirsi a prodotti a base vegetale sono termini già vietati dal 2017. Anche se diffusi nel linguaggio comune ‒ nessuno al bar chiede un cappuccino con “bevanda a base di soia”, o la granola con “un’alternativa vegetale allo yogurt” e frutta ‒ le etichette non possono recitare “latte d’avena” o “formaggio vegano”. Questi nuovi emendamenti porrebbero però un ulteriore ostacolo alla corretta comunicazione di numerosi alimenti che sono disegnati proprio per sostituire i prodotti a base di carne.
Denominazioni come “hamburger vegano” o “salsiccia vegana” non confondono, anzi, forniscono diverse informazioni utili al consumatore, non solo sull’assenza di ingredienti di origine animale, ma anche sul gusto e sull’uso che ci si può aspettare dal prodotto.

© Beyond Burger
I consumatori sono contrari al divieto
Degno di nota è anche il fatto che questo divieto va apertamente contro la volontà della maggior parte dei consumatori europei, che sono per il 68% favorevoli all’uso di termini tradizionali per prodotti veg, come testimonia un sondaggio condotto dalla European Consumer Association.
Inoltre, sarebbe in contrasto anche con il crescente interesse dei consumatori verso le alternative ai prodotti di origine animale e gli sforzi dell’UE per una Politica Agricola Europea (PAC) più sostenibile, come delineato dalla strategia Farm to Fork, al centro del Green Deal Europeo.
Termini consolidati nel mercato
Chi chiede questo divieto fa appello alla necessità di essere chiari e trasparenti verso i consumatori. Tuttavia, per la nostra associazione, così come per le altre organizzazioni aderenti alla campagna, se tali divieti dovessero essere introdotti la confusione aumenterebbe soltanto; questo perché si tratterebbe di vietare termini già ampiamente utilizzati dalle persone, anche perché consolidati nel mercato.
A questo proposito, uno studio condotto dalla House of Lords EU Energy and Environment Sub-Committee del Regno Unito ha stabilito che non esiste alcuna prova del fatto che i prodotti senza carne siano fuorvianti per i consumatori e le persone che nel 2019 hanno acquistato involontariamente un prodotto vegetariano, invece di una versione senza carne, sono meno del 4%.
Le alternative vegetali a base di carne sono commercializzate sul mercato come “burger vegan” da anni in tutto il mondo e ora che il mercato è in espansione, il settore e l’industria della carne chiedono una censura preoccupante, come il divieto di evocare aspetto o caratteristiche tipiche della carne e dei prodotti di origine animale. Nessuno si sognerebbe mai di proibire il termine burro di arachidi, eppure tutti sappiamo che non c’è burro di origine animale all’interno.
La campagna Stop the Veggie Burger Ban
Di fronte alle restrizioni che questi emendamenti imporrebbero abbiamo deciso di aderire alla campagna Stop the Veggie Burger Ban, nata da Proveg e Good Food Institute, con il sostegno della European Alliance for Plant-based Foods (ENSA), l’Alleanza europea per gli alimenti a base vegetale. La campagne oltre a numerose organizzazione ha il sostegno di aziende internazionali del calibro di Ikea, Oatly, Beyond Meat, Nestlé, Upfield e moltissime altre.
Come Essere Animali abbiamo inviato una lettera diretta agli europarlamentari impegnati nel voto dei prossimi giorni e coinvolto anche importanti aziende italiane del settore, come The Bridge, Food Evolution, Pangea Foods, IoVeg, che a loro volta hanno contattato i politici esprimendo le stesse preoccupazioni.