Gli europarlamentari hanno tradito il Green Deal Europeo

allevamenti di maiali
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Gli europarlamentari hanno tradito il Green Deal Europeo


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Maria Mancuso
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Gli eurodeputati hanno adottato un accordo che respinge le proposte della Commissione, proseguendo con gli aiuti finanziari a grandi allevamenti intensivi a discapito della tutela dell’ambiente, degli animali e della salute dei cittadini europei.

L’UE conferma i sussidi agli allevamenti intensivi

La settimana scorsa il Parlamento europeo è stato chiamato a votare per la riforma della Politica Agricola Comune (PAC), un pacchetto che vale un terzo del budget dell’Unione Europea, vale a dire 400 miliardi di euro. La proposta, che andrà a condizionare le politiche dei prossimi sette anni, avrebbe previsto un taglio ai sussidi per gli allevamenti intensivi e l’aumento dei finanziamenti per le misure ecosostenibili in linea con gli obiettivi del Green Deal Europeo

L’assemblea ha però bocciato la proposta e ha adottato un accordo Partito popolare europeo (Epp), i Socialisti e Democratici (S&D) e i Liberali (Renew Europe) che prevede di continuare a sostenere i grandi allevamenti intensivi e le monocolture. Tutti i partiti italiani, a eccezione di cinque europarlamentari del M5S, hanno votato a favore della proposta.

soia
Le monocolture impoveriscono il terreno, che diventa sempre più arido, contribuiscono alla scomparsa di altre piante e alla perdita di biodiversità.
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Normativa europea sul benessere animale

La MEP Eleonora Evi (M5S), che ha votato contro, ha presentato un emendamento per introdurre una definizione giuridica di allevamento intensivo e quindi controllare l’allocazione dei fondi, emendamento che però è stato bloccato. «Nel maxi-emendamento – spiega Eleonora Evi – si specifica che sono inammissibili gli investimenti non coerenti con la normativa in materia di salute e benessere animale, peccato che tale normativa sia molto vecchia e, di fatto, non rappresenti una condizione sufficiente a evitare che vengano ammessi investimenti anche per pratiche intensive».

Oltre a essere molto debole, l’attuale normativa sul benessere animale contempla pratiche come la stabulazione delle scrofe durante il periodo della gestazione, parto e allattamento. Queste gabbie, che immobilizzano le scrofe per circa metà della loro vita, sono utilizzate per ottimizzare le attività degli operatori sulla scrofa, anche negli allevamenti certificati “benessere animale”.

Non è la festa della mamma per tutti
Negli allevamenti intensivi le scrofe vengono rinchiuse in gabbie grandi appena per contenere il loro corpo durante il periodo della gestazione, parto e allattamento.
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Il Green Deal è stato tradito

Il voto ha deluso fortemente le aspettative di organizzazioni ambientaliste e animaliste, ma anche di cittadini europei che contavano di vedere finalmente realizzata una riconversione ecologica dell’agricoltura europea. La riforma va in direzione del tutto opposta rispetto alle strategie Biodiversity to 2030 e Farm-to-Fork contenute all’interno del Green Deal europeo presentato dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Claudio Pomo, responsabile sviluppo di Essere Animali, ha dichiarato: «Gli europarlamentari hanno votato a favore dello status quo: fondi che per anni sono andati a finire nelle mani di allevamenti intensivi e mega aziende agricole inquinanti continueranno a finanziare lo sfruttamento degli animali e delle risorse naturali del nostro pianeta per il profitto di pochi».

Il nostro appello all’UE

Il Green Deal, ovvero la tabella di marcia per rendere sostenibile l’economia dell’UE, prevede la promozione di un’agricoltura biologica e di piccola scala, la riduzione dell’utilizzo di pesticidi nei campi e di antibiotici negli allevamenti. A maggio di quest’anno con una lettera aperta alla Commissione europea e ai ministri italiani abbiamo aderito e preso parte attivamente a una nuova campagna diretta all’Unione europea, con l’obiettivo di influenzare le strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030.

I temi centrali delle richieste che abbiamo avanzato insieme a più di altre 70 associazioni europee sono due: un bando definitivo del commercio di animali esotici e l’abbandono di forme intensive di allevamento, promuovendo una loro riconversione e il passaggio al consumo di proteine di vegetali. Questo voto segna invece un cambio di rotta a favore di un sistema colpevole di averci portato al collasso climatico e al depauperamento delle risorse naturali terrestri

Deforestazione in Amazzonia
Secondo Greenpeace Brazil tra agosto 2017 e luglio 2018 sono stati tagliati 1.885 miliardi di alberi in un’area dalle dimensioni di 987.500 campi da calcio.
© Ap Photo

Quale futuro per la PAC?

La riforma, che segnerà il futuro della PAC, dipende adesso dai negoziati tra Commissione europea, Parlamento europeo e governi nazionali. La discussione tra questi organismi dovrebbero iniziare molto presto e concludersi all’inizio del 2021. Sono in molti su Twitter a chiedere ai MEP di ribaltare il voto usando l’hashtag #VoteThisCAPdown. Greta Thunberg ha chiesto ai suoi sostenitori di firmare una lettera indirizzata ai leader europei affinché la proposta venga ritirata completamente dalla Commissione Europea.

Nota più positiva: negli ultimi giorni il Parlamento europeo ha deciso di bloccare il Veggie Burger Ban, che avrebbe vietato espressioni come “burger vegano” o “salsicce vegetali” sulle etichette di prodotti che sostituiscono quelli a base di carne. Il voto è passato con 379 voti contrari, 284 a favore e 27 astenuti. Purtroppo però è stato accolto l’emendamento 171 che chiedeva di vietare l’uso di denominazioni considerate proprie dei prodotti lattiero-caseari, come ad esempio la parola “cremoso”, nelle comunicazioni commerciali destinate agli alimenti di origine vegetale.

Insomma, la riforma della PAC è stata l’ennesima occasione persa per mettere in atto un cambiamento che possa limitare le emissioni inquinanti prima del 2030 e promuovere un’alimentazione che da sola potrebbe cambiare le sorti del pianeta.


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