Abbiamo realizzato un’azione di grande effetto srotolando in mare, davanti a un allevamento di pesci, uno striscione di 30 metri quadrati, con lo scopo di portare alla luce le condizioni di vita di questi animali sfruttati dall’industria alimentare.
La mattina abbiamo raggiunto il porto di La Spezia, il nostro gommone ci aspettava lì, così lo abbiamo caricato con tutto il necessario e ci siamo diretti in mare, verso l’allevamento. In meno di mezz’ora ci siamo trovati davanti a trenta gabbie circolari con una larghezza di circa 20-30 metri di diametro. È davvero difficile immaginare quanti animali possano essere rinchiusi lì dentro.
I pesci, per raggiungere il peso commerciale di 300-500 grammi, trascorrono dai 16 ai 22 mesi in questi impianti dove avviene la fase di ingrasso, l’ultima del ciclo produttivo in allevamento, per poi finire sui banconi della grande distribuzione organizzata.
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Rinchiusi in mare aperto
Centinaia di migliaia di animali sono rinchiusi in queste vasche proprio in mezzo al mare. La loro libertà è delimitata dalle reti che li circondano, vivono quotidianamente ammassati in queste gabbie assieme ai loro compagni.
È una vita di privazioni trascorsa in ambienti insalubri con altissime densità, dove spesso vengono alimentati con mangimi medicati per contenere l’inevitabile diffusione di virus e batteri. Inoltre, rispetto agli animali terrestri, i pesci allevati a scopo alimentare passano molto più tempo in allevamento e al momento dell’uccisione sono vittime di sofferenze atroci. Ma anche i pesci sono essere senzienti, in grado di provare paura e dolore.
L’itticultura è il settore alimentare con il più alto tasso di crescita degli ultimi decenni. Secondo il nuovo rapporto FAO Lo Stato Mondiale della Pesca e dell’Acquacoltura, la produzione di acquacoltura oramai rappresenta il 52% del pesce destinato al consumo umano. Questo significa che metà del pesce che arriva sulle tavole dei consumatori proviene dagli allevamenti ittici, dove il modello di produzione predominante è quello industriale e intensivo.
Un settore in preoccupante crescita
Branzino e orata sono tra le specie più consumate e, dopo la trota, anche tra quelle allevate in maggior numero nel nostro Paese. Tuttavia, la domanda di queste due specie è tale che soltanto il 15% è coperta dalla produzione nazionale. Questo pone il mercato italiano in una posizione di forte dipendenza dalle importazioni dall’estero – Grecia in primis, come documentato in una nostra investigazione pubblicata lo scorso gennaio.

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Nonostante i pesci siano gli animali allevati in maggior numero nella filiera dell’industria alimentare, sono anche i meno tutelati dalla normativa nazionale e comunitaria.
Il ruolo delle insegne della GDO è decisivo. Chiediamo alle catene di supermercati di adottare policy severe per tutelare i loro diritti. Questo è l’obiettivo della campagna #AncheiPesci: firma subito anche tu la petizione su www.ancheipesci.it.