Dalla Polonia l’indagine nell’allevamento di visoni più grande al mondo
L’organizzazione animalista Anima International ha realizzato un’indagine sotto copertura in quello che è probabilmente il più grande allevamento di visoni al mondo. Le immagini mostrano condizioni di grave sofferenza, ma che sono del tutto in linea con quelle di altri allevamenti di visoni in altri Paesi europei.
Anima International ha condotto un’investigazione nell’allevamento di visoni nel villaggio di Góreczki, in Polonia. Secondo le informazioni fornite dall’investigatore sotto copertura, impiegato nell’azienda per due mesi, lo stabilimento ospiterebbe circa mezzo milione di animali. Per questo motivo l’allevamento potrebbe essere non solo il più grande in Polonia, ma molto probabilmente il più grande allevamento di pellicce al mondo.
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L’indagine ha portato alla luce la crudele realtà all’interno dello stabilimento. Uno de i problemi più comuni, documentati dall’investigatore, sono le ferite profonde che gli animali si procurano l’un l’altro, a causa dello stress patito nelle piccole gabbie. I visoni sono infatti animali selvatici e poco addomesticati e in natura conducono uno stile di vita solitario; per questo, se obbligati a vivere in promiscuità, tendono ad aggredirsi. Gli atti di violenza più gravi accadono quando il mangime, somministrato nella parte superiore delle gabbie, cade addosso a un animale, incoraggiando gli altri a mordere gli avanzi direttamente dal suo corpo. Nei filmati si vedono spesso molti visoni con ferite profonde e aperte nella zona della testa e del collo.
Non mancano casi di cannibalismo: l’indagine ha documentato diversi casi in cui i visoni vengono mangiati quasi interamente dai loro compagni. Il cannibalismo e l’aggressività sono così comuni negli allevamenti che gli stessi allevatori spesso si riferiscono al periodo estivo come alla “fase cannibalistica”, che termina all’inizio dell’autunno quando gli animali sono già ingrassati e diventano più pigri, e quindi meno propensi ad attaccare. Come afferma l’organizzazione, non c’è modo di sradicare questo comportamento, che è direttamente correlato a un sistema di allevamento che va contro il comportamento naturale dei visoni.

Le mansioni degli addetti all’interno dell’allevamento di Góreczki comprendono la cattura dei visoni scappati dalle gabbie, spesso con l’aiuto di cani addestrati. Quando riescono a scappare, i visoni possono creare problemi agli ecosistemi locali e per questo motivo a partire dal luglio 2018 gli allevamenti di visoni in Polonia sono obbligati per legge a installare una doppia recinzione. Secondo Anima International questo requisito viene spesso ignorato. Questa violazione è particolarmente preoccupante alla luce del fatto che i visoni possono trasmettere il coronavirus, non solo ad altri animali, ma anche agli esseri umani. Casi di contagio all’interno di allevamenti di visoni sono stati documentati ad esempio in Olanda, dove il virus è stato riscontrato in 41 aziende – circa un terzo di tutti gli allevamenti presenti nel Paese. Per questo motivo, il collettivo dei ministri e dei segretari di stato dei Paesi Bassi ha annunciato che l’allevamento di visoni sarà vietato a partire dal marzo 2021. Il coronavirus è stato rilevato anche in visoni presenti negli allevamenti di Danimarca, Spagna, e Stati Uniti. Migliaia di animali sono stati uccisi preventivamente.

Nell’allevamento non manca inoltre lo sfruttamento dei lavoratori, spesso immigrati provenienti dall’Ucraina. Gli addetti nell’allevamento lavorano sette giorni alla settimana, più di 300 ore al mese. Secondo i resoconti dell’investigatore di Anima International, il numero totale di impiegati non supera i 50 – il che significa che con una densità di circa 500.000 animali, un operaio è responsabile di 10.000 visoni. Dato il carico di lavoro, non c’è alcuna preoccupazione per il benessere degli animali o la corretta gestione degli individui malati e feriti, inclusa la rapida rimozione degli animali morti dalle gabbie. Questo è confermato dai filmati girati dall’investigatore.
Per anni i rappresentanti dell’industria della pelliccia polacca hanno messo in dubbio l’obiettività del lavoro dell’organizzazione, affermando che i capannoni dove avvengono i maltrattamenti sono “mele marce” e non sono rappresentative del settore. Sappiamo benissimo che non è così: i maltrattamenti e la sofferenza all’interno degli allevamenti intensivi non sono affatto un’eccezione.
Non lo diciamo solo noi: qualche giorno fa Mike Moser, ex CEO della British Fur Trade Association, ha rivelato che le condizioni in cui sono costretti a vivere gli animali da pelliccia lo hanno «ridotto in lacrime». Motivo che lo ha spinto a dare le dimissioni dal suo ruolo e a unirsi alla campagna del Mirror Fur Free Britain per vietare la vendita di pelliccia nel Regno Unito.
In Italia ogni anno 100.000 visoni sono uccisi all’interno degli ultimi allevamenti di animali da pelliccia. Aiutaci a chiedere a Parlamento e Governo di vietarli.