In questo fine settimana siamo tornati in azione a Milano per parlare di coloro per i quali non c’è nessuna Fase 2, nessuna possibilità di uscire da un lockdown a vita: gli animali negli allevamenti intensivi.
“Negli allevamenti il lockdown non finisce mai” ed enormi cartelli raffiguranti animali in gabbia e attivisti messi dietro le sbarre, così abbiamo rappresentato l’analogia tra la sensazione di isolamento e prigionia provata da tutti gli italiani, da cui finalmente stiamo uscendo, e quella che per gli animali negli allevamenti è invece una triste normalità.

© Mairo Cinquetti / Essere Animali
Quasi due mesi di distanziamento sociale ci hanno fatto provare cosa significhi essere privati di una parte della nostra libertà. Siamo stati confinati nelle nostre case, senza la possibilità di uscire, di goderci l’inizio della primavera, o di avere il privilegio di fare una passeggiata con i propri amici o parenti oppure, banalmente, di andare nel nostro negozio preferito.
Azioni che fino ad oggi ci sembravano ovvie e scontate ci sono sembrate un ricordo lontano e una privazione. Potevamo solamente stare chiusi in casa, ed aspettare che il tempo scorresse, guardando il mondo dalla finestra. Con questa iniziativa vogliamo far riflettere come per gli animali negli allevamenti intensivi le sensazioni che abbiamo provato durante il lockdown non finiscano mai. Maiali, galline, polli, conigli e mucche trascorrono la loro vita in quattro mura ancora più piccole delle nostre. Nascono, crescono, vivono lì dentro. E spesso non hanno nemmeno una finestra da cui osservare il mondo esterno.

Negli allevamenti gli spazi in cui gli animali passano la propria vita sono estremamente ridotti.
- Una gallina allevata in gabbia nei suoi due anni di vita ha a disposizione poco più di un foglio da fotocopie di spazio.
- In un metro quadrato di un capannone, invece, possono viverci fino a 20 polli.
- Lo spazio vitale di una scrofa nei periodi di inseminazione, parto e allattamento è ancora minore: una gabbia larga 60 cm e lunga 2 metri, poco più del suo stesso corpo.

Questa per gli animali è la quotidianità, non esiste una “fase 2” in cui potranno uscire, non esiste una fine del confinamento.
Oggi che per noi il lockdown si sta allentanto, non dimentichiamoci ciò che abbiamo vissuto, che ci ha fatti entrare per una volta nei panni di chi nasce e vive la propria vita nell’incubo di una prigionia senza fine. Per quegli animali l’unica speranza siamo noi, una nostra presa di coscienza che ci porti a riflettere su come trattiamo gli animali e sulle attuali abitudini alimentari.