Pesca aumentata del 1000%, anche il tonno verso l’estinzione


Fabrizio Naldoni
Editor

La popolazione umana mondiale aumenta, di anno in anno, a ritmi vertiginosi e la sua impronta sul pianeta è sempre più evidente. Pur disponendo di risorse limitate che dovremmo preservare e tutelare con attenzione, continuiamo a vivere come se le nostre azioni non comportassero alcuna conseguenza. Viceversa, il nostro impatto sta compromettendo e devastando irreparabilmente gli ecosistemi e molte delle specie che ne fanno parte. È innegabile come quello marino sia tra gli ecosistemi più colpiti e danneggiati.

Un recente studio mostra ancora una volta gli effetti della pesca eccessiva e sregolata, che sta causando l’impoverimento degli oceani e mettendo in serio pericolo la sopravvivenza di molte specie. Tra queste il tonno, che sta ormai scomparendo da tutti i mari del pianeta.

Il drastico calo del tonno

Ormai da tempo è scattato l’allarme per la pesca intensiva, insostenibile e dannosa per gli oceani. Grazie ai sistemi industriali, negli ultimi 60 anni sono cresciute a dismisura anche le catture del tonno, addirittura aumentate del 1000%. È il dato allarmante che emerge dallo studio internazionale che ha visto coinvolti i ricercatori delle Università della British Columbia canadese e del Western Australia, e appena pubblicato sulla rivista scientifica Fisheries Research

pesca tonni
Anche per le catture del tonno, come per le altre specie, si utilizzano metodi industriali e invasivi per gli oceani.
© Pablo Blazquez Dominguez / Getty Images

La passione di molti per il tonno, che sia sotto forma di sushi, in scatoletta o a tranci, lo colloca tra i pesci più consumati e, per questo, più cacciati. Con conseguenze devastanti sulla specie e sull’equilibrio marino, di tutto il mondo. La pesca del tonno, infatti, avviene più o meno ovunque: l’Oceano Pacifico detiene il triste primato della quantità di tonno pescata con il 67%, mentre seguono l’Oceano Indiano e l’Atlantico, entrambi con il 12%.

Si è arrivati a pescare 6 milioni di tonnellate di tonno all’anno. Le due specie più catturate sono il tonno pinna gialla e i tonnetti striati, per un totale di 4 milioni di tonnellate prelevate ogni anno.

Le altre specie in pericolo, danneggiate dal ‘bycatch’

Si tratta di dati allarmanti che confermano la classificazione della specie in pericolo di estinzione iscritta nell’elenco dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Ma purtroppo è solo una delle tante. Dalla ricerca emerge la preoccupante situazione che riguarda anche altre specie fondamentali per l’ecosistema marino e considerate a rischio, come gli squali azzurri (o verdesche), che rappresentano circa il 23% degli ‘altri pesci’ catturati accidentalmente durante la pesca del tonno.

Si stima che negli ultimi 60 anni siano state catturate accidentalmente circa 6 milioni di tonnellate di squali.

I danni del bycatch – ovvero della cattura accidentale – sono enormi. Le reti, anzitutto quelle a strascico, e la maggior parte dei metodi di pesca non consentono di scegliere a priori cosa si pesca. Va da sé che con questi sistemi molte specie finiscano per sbaglio nelle reti e molte di loro vengano considerate inutili e inadeguate per il commercio. Basti pensare che di tutto il pesce catturato ogni anno a scopo alimentare, il 40% non arriva neppure al piatto perché non idoneo.

Il bycatch sta colpendo gravemente molte specie che popolano anche il Mar Mediterraneo e si tratta principalmente di pesci cartilaginei, come squali, razze e chimere. Delle 86 specie presenti nei nostri mari, la metà sono a rischio a causa della pesca intensiva di tonni e pesci spada – anch’essi in declino per la pesca eccessiva. Quella del bycatch è comunque una pratica che viene quasi calcolata e i pesci non idonei vengono utilizzati per altri scopi, perché proprio la pesca accidentale è una delle principali fonti di cibo per i pesci allevati a scopo alimentare. Infatti, gli allevamenti ittici costituiscono l’altra grande causa di esaurimento degli stock ittici marini.

Le problematiche degli allevamenti intensivi di pesce

Gli allevamenti ittici sono strettamente legati alle pesca industriale e all’impoverimento degli oceani.

Ciò significa che i pesci negli allevamenti vengono nutriti sfruttando gli stock ittici selvatici; per esempio per produrre 1 kg di salmone allevato ci vogliono fino a 3 kg di pesci selvaggi.

Le nostre indagini e la campagna #AncheiPesci

Lo scorso dicembre è andato in onda il servizio di Report “Muto come un pesce”, un’indagine sulla trasparenza delle etichette dei prodotti ittici venduti nei supermercati italiani, a cui ha partecipato anche il nostro team investigativo.