Nel 2019 sono stati uccisi nel nostro paese circa 100.000 visoni. Si tratta di un drastico calo rispetto al passato: 30 anni fa, nel 1990, erano 400.000 gli animali uccisi all’interno di 125 allevamenti da pelliccia. La cifra includeva anche volpi e cincillà, due specie oggi non più allevate in Italia a questo scopo.
La fine delle pellicce sembra sempre più vicina, negli ultimi 3 anni abbiamo comunicato la chiusura di 9 allevamenti di visoni e oggi rimangono attivi circa una decina. Un risultato ottenuto grazie alla nostra campagna #VisoniLiberi e alle mobilitazioni internazionali che hanno portato consumatori e stilisti di tutto il mondo a bandire le pellicce animali, spingendo il settore verso una grave crisi. Ora vogliamo un divieto di allevamento anche in Italia.
Le condizioni di vita e l’uccisione dei visoni negli allevamenti italiani
Era il 2013 quando con telecamere nascoste e un infiltrato sotto copertura, il nostro team investigativo riuscì a filmare per la prima volta in Italia la vita dei visoni in gabbia, dalla nascita fino all’uccisione con il gas. A questa indagine, definita dal Tg1 come “una delle più clamorose investigazioni italiane”, ne sono seguite altre due, diffuse nel 2015 e nel 2017.
Le immagini mostrano cadaveri nelle gabbie e visoni con comportamenti stereotipati e ferite, documentati in diversi allevamenti. Si tratta di animali selvatici e di indole solitaria, che sentono la necessità di nuotare e correre per chilometri, ma negli allevamenti sono condannati a vivere in pochi centimetri insieme ad altri esemplari. In queste condizioni i visoni possono auto mutilarsi per lo stress o aggredirsi fra loro, fino al cannibalismo. Anche il Comitato Scientifico per la Salute e il Benessere Animale della Commissione Europea ha dichiarato questi allevamenti gravemente lesivi del benessere animale.
Diverse ricerche scientifiche hanno sollevato perplessità anche sul metodo di abbattimento, in quanto causerebbe prolungato dolore ad animali che, essendo semi acquatici, sono abituati a trattenere a lungo il respiro. In Italia inoltre è consentito utilizzare il gas di scarico di un trattore agricolo, operazione che comporta difficoltà a creare concentrazioni adatte a uccidere in breve tempo gli animali, con il rischio di ulteriori sofferenze.
La campagna Visoni Liberi
Il nostro obiettivo è ottenere un divieto su tutto il territorio nazionale, ma da subito ci siamo mobilitati per chiudere diversi allevamenti e ridurre così il numero di visoni uccisi. Ci siamo riusciti ad esempio chiedendo verifiche sulla presenza di amianto, utilizzato in molte strutture per le coperture dei capanni. La costosa bonifica del materiale, obbligatoria per legge, unita al calo del prezzo delle pelli di visone, ha portato diversi allevamenti a cessare l’attività.

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Con mobilitazioni abbiamo impedito l’insediamento di 5 nuovi allevamenti, tra cui uno che avrebbe rinchiuso 40.000 visoni. Abbiamo realizzato azioni eclatanti, come quando ci siamo incatenati alle gabbie di un allevamento per impedire l’uccisione degli animali e decine di manifestazioni in diverse città italiane per sollevare il problema della sofferenza dei visoni.
È ora di passare dalle parole ai fatti
Gli allevamenti di animali da pelliccia sono vietati, o normati così rigidamente da non essere di fatto realizzabili, in ben 15 stati europei. Il dibattito per vietare la produzione di pellicce è in corso anche in Polonia, Irlanda, Bulgaria e Montenegro. Ma in Italia, nonostante il 90% della popolazione sia favorevole all’abolizione, le proposte di legge per un divieto, presentate da LAV, sono ferme da anni in attesa di una discussione.
Nel 2018, in occasione delle elezioni politiche, MoVimento 5 Stelle, Liberi e Uguali, Forza Italia, Partito Democratico, Fratelli d’Italia e Potere al Popolo hanno risposto positivamente all’appello.
Ora è urgente passare dalle parole ai fatti. Aiutaci a chiedere a Parlamento e Governo di vietare l’allevamento di animali da pelliccia e di porre fine alle sofferenze dei visoni. Partecipa alla campagna, insieme possiamo farcela!