Antibiotici nel latte: dati allarmanti!


Giacomo Vitali
Web content editor

Uno studio di Il Salvagente ha condotto un test sulla qualità del latte di diversi noti marchi presenti nei supermercati. Sono stati ritrovati una quantità allarmanti di farmaci e antibiotici.

Il Salvagente, il mensile leader dei test di laboratorio contro le truffe ai consumatori, ha condotto un test innovativo sulle principali marche di latte presenti al supermercato e ha messo in luce in modo chiaro e inequivocabile una realtà: berlo è come assumere costantemente piccole dosi di farmaci e antibiotici.
Qual è l’effetto sul nostro organismo? E a livello globale? Scopriamolo.

Lo studio e i marchi coinvolti

Attraverso un nuovo metodo di analisi, sviluppato dalle Università Federico II di Napoli e quella spagnola di Valencia, sono state analizzate 21 confezioni di latte fresco e Uht acquistate nei principali punti vendita italiani. Il nuovo processo di ricerca è in grado di scoprire contenuti che ai test ufficiali passano inosservati. Il risultato è stato sconcertante: più della metà dei campioni ha rivelato tracce di farmaci, tra i quali antibiotici, cortisonici e antinfiammatori.

Stiamo parlando dei più famosi produttori italiani, come Parmalat, Granarolo, Coop, Conad, Lidl, Esselunga e Carrefour.

Stiamo parlando dei più famosi produttori italiani, come Parmalat, Granarolo, Coop, Conad, Lidl, Esselunga e Carrefour.

I rischi per la salute umana

Le quantità di farmaci riscontrate dallo studio sono legali. Nonostante ciò, gli esperti da tempo sono espliciti sui rischi per la nostra salute e quella collettiva. Questi aspetti sono stati riassunti molto bene dagli specialisti interpellati da Il Salvagente.

Il problema più serio e concreto a livello globale è certamente l’antibiotico resistenza. Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus spiega che «l’assunzione costante di piccole dosi di antibiotico con gli alimenti, determina una pressione selettiva sulla normale flora batterica intestinale a vantaggio dei batteri resistenti agli antibiotici che diventano più rappresentati; questa informazione genetica viene trasferita ad altri batteri anche patogeni». Ciò vuol dire che rischiamo di favorire l’insorgere di malattie sempre più resistenti e quindi sempre più difficili da contrastare.

Il secondo problema riguarda gli effetti dannosi sull’insieme dei microorganismi che vivono nel nostro corpo, come nell’intestino e nella cavità orale, e che esercitano effetti benefici. Ivan Gentile, professore associato di malattie infettive presso l’Università Federico II di Napoli precisa «non si può escludere un rischio, sebbene basso, che l’esposizione anche di minime quantità, soprattutto in maniera ripetuta, possa avere ripercussioni sul microbiota intestinale».

Se si considera che il latte è spesso consigliato nell’alimentazione dei bambini, questi studi dovrebbero essere presi ancora più seriamente visto che, come viene sottolineato dai ricercatori che hanno preso parte al progetto, la loro capacità di metabolizzare questi agenti tossici non è ancora ben sviluppata.

La soluzione c’è

È importante ricordare un’ultima cosa: le mucche non sono gli unici animali a cui vengono somministrati antibiotici e farmaci. Polli, maiali e pesci sono anch’essi soggetti a trattamenti sistematici con queste sostante. Quindi in una dieta che prevede carne, latte e uova e difficile stabilire l’accumulo complessivo.

Da tutto ciò una domanda sorge spontanea. Perché bisogna rischiare di fare dei danni alla propria salute e a quella di tutti quando esiste un’alternativa?

Un’alimentazione vegetale permetterebbe di cancellare in toto questi rischi e di eliminare per sempre la sofferenza dei miliardi di animali negli allevamenti. Scarica la guida gratuita per compiere questa scelta nel modo giusto.

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