Francesco Ceccarelli
Responsabile investigazioni

Su Rai 3 è andato in onda il servizio di Report “Muto come un pesce”, un’indagine sulla trasparenza delle etichette dei prodotti ittici venduti nei supermercati italiani, a cui ha partecipato anche il nostro team investigativo.

Un pesce acquistato su due, oramai, proviene da allevamento. Per questo motivo, i nostri investigatori hanno accompagnato il giornalista Emanuele Bellano in alcuni allevamenti di trote, branzini e orate che riforniscono la grande distribuzione organizzata in Italia. Dove i pesci si ammalano di continuo e crescono a ritmi vertiginosi.

Guarda il video del servizio

Su Report la verità degli allevamenti di pesci

🔴 La puntata di Report di ieri sera ha messo in luce le terribili condizioni in cui vivono le orate, le trote e i branzini degli allevamenti. Guarda la parte del servizio realizzata in collaborazione con il nostro team investigativo per scoprire cosa si nasconde dietro al pesce che arriva nei nostri supermercati.SCOPRI DI PIÙ ➡ bit.ly/IndaginePesciReport

Posted by Essere Animali on Tuesday, December 17, 2019

La metà della produzione italiana di pesce è costituita dall’allevamento di una specie di acqua dolce: la trota. Ma per massimizzare i profitti, le densità di allevamento sono elevatissime: durante il servizio, un allevatore ammette che è possibile ammassare fino a 20.000 trote in una vasca a terra.

Ciò comporta una maggiore diffusione di malattie batteriche che vengono curate con regolarità attraverso l’impiego di mangimi medicati, contribuendo massicciamente al pericoloso fenomeno dell’antibiotico-resistenza.I nostri investigatori si sono recati anche in Toscana, nel golfo di Follonica, dove si concentra la più grande produzione italiana di pesce allevato in mare. Un operatore afferma che in una gabbia possono concentrarsi fino a 220.000 branzini e orate. Per queste due specie, l’impatto delle malattie è addirittura più grave che per le trote.

Il mangime grasso dei pesci importati

L’ultima tappa della nostra investigazione si svolge in Grecia. Ci siamo recati a Nord della città di Igoumenitsa, dove lungo un tratto di costa di soli 20 chilometri sono situati ben 27 impianti di acquacoltura. Il pesce che proviene da questa zona viene venduto a metà del prezzo di quello allevato in Italia. Le gabbie in mare, infatti, sono collocate a ridosso della spiaggia, consentendo di ammortizzare sui costi di manutenzione. Inoltre, ai pesci viene somministrato del mangime con un’alta percentuale di grassi in modo raggiungere più velocemente il peso commerciale.

Trote, branzini e orate sono tutti pesci carnivori. Per nutrirli, è necessario utilizzare dei mangimi ad alto contenuto di farina e olio di pesce. Questi due ingredienti provengono dalla pesca del pesce selvatico e quindi da fonti non sostenibili. Per produrre 1 kg di orata, per esempio, sono necessari 2,5 kg di pesce pescato.

La campagna #AncheiPesci

Non è la prima volta che lavoriamo per far conoscere il vero volto dell’acquacoltura. L’anno scorso abbiamo realizzato la prima investigazione in Europa negli allevamenti intensivi di pesci e rivelato le orribili condizioni in cui vivono questi animali troppo spesso dimenticati.

Gabbie in mare con altissime densità, pesci lasciati morire fuori dall’acqua per lunghissimi minuti e lanciati in aria come se fossero oggetti sono solo alcune delle immagini documentate dai nostri investigatori sotto copertura.

La campagna #AncheiPesci è nata con l’obiettivo di muovere i primi passi proprio in questa direzione e chiedere alle catene di supermercati italiani di adottare policy di allevamento più severe al fine di tutelare anche questi animali.

Grazie al nostro lavoro, sempre più persone sono consapevoli del valore della vita dei pesci e della necessità di agire affinché i loro diritti vengano garantiti e rispettati.