4 anni di impegno in difesa dei maiali


Giacomo Vitali
Web content editor

Da quando Essere Animali è nata e ha messo in piedi un team investigativo, l’impegno per rendere pubblico l’orrore degli allevamenti intensivi di maiali non è mai venuto meno.

Negli anni i risultati si sono visti: diffusione delle immagini documentate attraverso i media più importanti; collaborazioni con autorevoli giornalisti d’inchiesta stranieri; traguardi giuridici storici contro il maltrattamento di questi animali.

Ecco come tutto è cominciato, dove siamo oggi e dove vogliamo arrivare domani.

2016

prosciutto crudele

📷 Un maiale affamato abbandonato a se stesso nei corridoi di un allevamento fornitore del Prosciutto di Parma. © Essere Animali

La prima indagine contro il Prosciutto di Parma

Il nostro impegno per denunciare le condizioni dei maiali negli allevamenti cominciò a dare risultati nel 2016, quando rendemmo pubblica l’indagine “Prosciutto Crudele”. Il nostro team si era introdotto per sei mesi in un allevamento fornitore del Prosciutto di Parma dove aveva trovato animali malati, sofferenti, in condizioni igieniche disastrose e con ferite esposte.

Il Corpo Forestale dello Stato confermò quanto avevamo trovato in questo allevamento in provincia di Forlì e da lì scatto la nostra denuncia per maltrattamento di animali.

2017

Scandalo in altri otto stabilimenti

Gli orrori dietro al marchio del Prosciutto di Parma non erano finiti. Tra febbraio e giugno 2017 il nostro team investigativo visitò otto allevamenti di maiali fornitori del famoso marchio DOP in cinque diverse province italiane. Le nostre riprese mostrarono animali in stato di grave sofferenza, strutture fatiscenti, condizioni igieniche pessime e situazioni di maltrattamento. Scene così forti che alcune decidemmo di oscurarle.

2018

La collaborazione con i media stranieri

Le nostre scoperte avevano fatto notizia anche all’estero, dove il Prosciutto di Parma è un marchio simbolo del Made in Italy.

Fummo così contattati dal Daily Mail, uno dei più importanti media britannici. Insieme a un loro inviato ci introducemmo in un allevamento in provincia di Brescia e trovammo centinaia di maiali morti a stretto contatto con quelli vivi. Anche i nostri investigatori, ormai abituati a situazioni di ogni tipo, rimasero molto scossi da quella visione.

«Mai visto nulla di simile, ci siamo trovati davanti a decine di animali morenti, pochi giorni dopo l’allevamento era stato ripulito. Non sappiamo che fine abbiano fatto gli animali.»

Successivamente la trasmissione francese Envoyé Spécial realizzò un reportage partendo dalle nostre indagini negli allevamenti italiani di maiali  e il servizio andrò in onda con interventi dei nostri responsabili campagne e investigazioni. Più di due milioni di persone seguirono la puntata.

L’allevamento degli orrori

A fine anno rendemmo pubblica una nuova indagine, ma questa volta non si trattava di riprese notturne: un nostro investigatore sotto copertura si era fatto assumere in un allevamento di Senigallia. Grazie a una telecamera nascosta i consumatori poterono vedere scene la cui crudeltà superavano di nuovo ogni immaginazione, come una scrofa malata presa a picconate sulla testa e lasciata in agonia, animali lanciati e colpiti sul muso con un pungolatore elettrico e molto altro. Anche in questo caso era Prosciutto di Parma.

I Carabinieri Forestali rilevarono gravi inadempienze e intervenne pubblicamente persino il Ministro della Salute Giulia Grillo per denunciare la gravità di quello che avevamo scoperto. La nostra petizione per revocare le autorizzazioni e chiudere l’allevamento degli orrori è oggi vicina all’obiettivo delle 300.000 firme.

2019

maiali

📷 Azione davanti al Tribunale di Forlì il giorno della prima udienza del processo contro il titolare dell’allevamento che avevamo denunciato nel 2016. © Essere Animali

Un processo storico

Quest’anno è iniziato con una notizia che fa la storia non solo per la tutela dei maiali, ma per quella di tutti gli animali rinchiusi negli allevamenti: a febbraio è iniziato il primo processo in Italia a carico del legale rappresentante di un allevamento imputato del reato di maltrattamento di animali. Si tratta dello stabilimento della nostra prima indagine, quella resa pubblica nel 2016.

SOSpig

La situazioni dei maiali negli allevamenti sono critiche e lo sono in modo strutturale, non si tratta di casi isolati. Ad aprile il nostro team, con una nuova indagine, ha quindi lanciato #SOSpig, la campagna con cui chiediamo ai supermercati di dire basta alle gabbie per le scrofe – le quali vivono per un terzo della loro vita chiuse in box che causano loro piaghe, comportamenti stereotipati e in cui non riescono nemmeno a girarsi su se stesse – e al taglio di code e testicoli senza anestesia e anelgesia. Stiamo parlando di pratiche comuni in quasi la totalità degli allevamenti intensivi italiani.

La diffusione attraverso Report

A marzo immagini delle nostre investigazioni all’interno degli allevamenti di maiali erano già state mostrate su Rai3 da Presa Diretta per denunciare l’abuso dei farmaci. A maggio invece, per la seconda volta in cinque mesi, il materiale ottenuto attraverso l’attività del nostro team investigativo ha contribuito alle inchieste di Report, permettendo a 1.403.000 di persone – secondo i dati d’ascolto – di conoscere da vicino cosa avviene all’interno degli allevamenti di Prosciutto di Parma e San Daniele.

Il futuro

Di strada ne abbiamo fatta e i risultati si vedono, ma la battaglia per mettere fine alla sofferenza dei maiali negli allevamenti è ancora lunga. Ci daremo da fare per tenere alta l’attenzione dei media su questi temi e continueremo a esercitare pressione sui supermercati affinché si impegnino a eliminare le pratiche più crudeli.

Più alleati avremo in questa sfida, più efficaci saranno le nostre iniziative e più velocemente le cose cambieranno. Quindi che aspetti? Dacci una mano anche tu, entra a far parte dell’Action Center! Partecipare può fare la differenza per milioni di animali.