I maiali sono socievoli e più intelligenti dei cani. Perché li mangiamo?


Giacomo Vitali
Web content editor

Molti studi di etologia confermano che i maiali hanno un’intelligenza e un’emotività straordinaria, proprio come gli altri animali domestici.

In genere si evita di parlare delle doti cognitive degli animali considerati “da reddito”. Vengono rappresentati come esseri incoscienti, senza individualità. D’altronde non si ha alcun interesse a mettere in luce le caratteristiche che potrebbero rendere le persone troppo empatiche verso ciò che generalmente è considerato carne. Eppure questi animali non solo hanno caratteristiche proprie, ma sono anche dotati di un’intelligenza del tutto sottostimata dall’opinione comune che si ha di loro.

Il caso del maiale è di sicuro il più rappresentativo; dipinto spesso come sporco e ingordo, non si mette mai in luce che le sue doti cognitive superano in molte situazioni persino quelle del cane. A tal proposito La Prof.ssa Lori Marino, neuroscienziata della Emory University di Atlanta, afferma:

«Abbiamo dimostrato che i maiali condividono un certo numero di capacità cognitive con altre specie altamente intelligenti come cani, scimpanzé, elefanti, delfini e persino umani. Esistono buone prove scientifiche che suggeriscono che dobbiamo ripensare il nostro rapporto con loro

Animali intelligenti

L’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, si è espressa affermando che i maiali possiedono notevoli doti cognitive. Secondo recenti studi infatti i maiali possono fare cose sorprendenti. Ecco alcuni esempi:

  • superare in astuzia i cani, districandosi in labirinti e usando uno specchio per trovare cibo nascosto;
  • comprendere un linguaggio simbolico e imparare combinazioni complesse di simboli associati ad azioni e oggetti;
  • manipolare un joystick per muovere un cursore sullo schermo (capacità che condividono con gli scimpanzé);
  • imparare rapidamente, caratterizzandosi per un’eccellente memoria a lungo termine.

Animali sociali

Studi su maiali domestici rinselvatichiti fuggiti da allevamenti e su maiali tenuti in semi-libertà, hanno dimostrato che questi animali mantengono lo stesso repertorio comportamentale dei cinghiali, i loro progenitori selvatici. In particolare per quanto riguarda socialità e genitorialità.

I maiali creano forti legami con i loro simili, cooperano, imparano gli uni dagli altri e amano giocare, dimostrando anche in questo caso un comportamento simile a quello dei cani. Sono inoltre empatici e mostrano capacità di immedesimazione nelle emozioni di un altro individuo. Proprio come tutti gli animali domestici, anche i maiali mostrano la capacità di relazionarsi e affezionarsi gli esseri umani, come evidente nei santuari per animali.

In un ambiente libero vivrebbero in comunità composte da un minimo di due fino a un massimo di quattro scrofe e dai loro piccoli, che da adulti si disperderebbero per avviare il proprio gruppo familiare.
Le scrofe sono molto protettive nei confronti dei cuccioli e continuano a nutrirli per un periodo che va dalle tredici alle diciassette settimane.

Ma chiusi in gabbia

Non si tratta di umanizzare degli animali, ma di riconoscere loro l’intelligenza che gli è propria. Se tutti avessero più consapevolezza delle capacità cognitive dei maiali, si farebbe probabilmente di più per porre fine agli allevamenti intensivi. In questi luoghi di sofferenza, come documentato nella nostra nuova indagine, i maiali non sono in grado di esprimere i loro comportamenti e i loro istinti naturali.

Le scrofe, rinchiuse per gran parte della loro vita in gabbie appena sufficienti a contenerle, si riducono a comportamenti stereotipati, depressione e ferite da sfregamento che in molti casi si infettano per la sporcizia. I loro cuccioli, mutilati della coda e dei testicoli a pochi giorni di vita senza anestesia né analgesia, sono presto separati alle cure materne e portati all’ingrasso.

Unisciti alla campagna #SOSpig per dire basta a gabbie e mutilazioni sui maiali!