5 motivi per smettere di mangiare pesce
Mangiare pesce continua ad essere considerata una scelta salutare e meno dannosa per l’ecosistema rispetto al consumo di carne. Anche per questo oggi il suo consumo è in costante aumento. Viene considerato inoltre come una sorta di compromesso anche dal punto di vista etico, visto che spesso si pensa ai pesci come esseri non senzienti e che non soffrono.
Tuttavia questa non è la realtà dei fatti e anzi, è l’opposto.
I pesci soffrono

© Marine Scotland’s Fish Health Inspectorate
Nel 2003 le ricerche di Victoria Braithwaite hanno provato come i pesci abbiano l’anatomia necessaria per provare dolore e inoltre che reagiscono consciamente a stimoli dolorosi. Non solo, in questi anni la scienza ha dimostrato che alcune specie di pesci sono capaci di utilizzare strumenti, cooperare socialmente e mostrare perfino coscienza di sé. Nel 2009 anche la Commisione Europea si è espressa sul tema: «c’è adesso sufficiente prova scientifica a indicare che i pesci sono esseri senzienti e che provano dolore e sofferenza.»
È inconcepibile che miliardi di esseri capaci di provare dolore vengano trattati alla stregua di oggetti e perfino lasciati morire di asfissia in quella che diventa una agonia interminabile.
Non sono liberi, la metà vivono allevati
Molti pensano che mangiare pesce per lo meno non costringa gli animali a vivere in condizioni terribili come quelle degli allevamenti intensivi – questa idea non è vera. Premesso che la pesca rimane una pratica che causa terribili patimenti e agonie agli animali catturati, oggi il mercato ittico non vede i bottini dei pescherecci come prima fonte di approvvigionamento.
Il 51% del pesce pescato viene infatti dall’acquacoltura e gli animali tenuti nelle vasche subiscono trattamenti del tutto analoghi a quelli degli stabilimenti di mucche, polli e maiali. Abbiamo ampiamente documentato queste analogie nell’indagine della campagna AncheiPesci, la prima mai fatta in Europa all’interno degli allevamenti intensivi di pesci.
Contengono microplastiche e sostanze nocive
Per coloro i quali mangiare pesce è un abitudine, le particelle di materiale plastico ingerite in un anno possono essere anche 11.000. Oggi non sappiamo l’effetto di questi corpi estranei sul nostro organismo; vengono inglobate dai tessuti e dimenticate dal nostro corpo? Causano infiammazioni? Escono prodotti chimici da queste particelle? Non lo sappiamo, ma di sicuro, considerato l’aumento del materiale plastico riversato in mare, in futuro la densità di plastica nei pesci è destinate a salire e così anche nel corpo di chi la mangia.

A ciò si aggiungono gli effetti dei gas rilasciati dalle attività industriali nell’atmosfera che attraverso la pioggia finiscono nei mari, aumentando le quantità di mercurio, coloranti e diossine nei pesci pescati.
Non muoiono solo i pesci mangiati, ma molti di più
Ecco un altro motivo per cui il pesce non può essere considerato come una risorsa ecologicamente più sostenibile della carne: il 40% del pescato non arriva al piatto. I metodi di pesca attuali non permettono una cattura selettiva degli animali. La conseguenza è che ad essere catturati sono anche animali non adatti alla vendita – ad esempio perché troppo piccoli o perché appartenenti a specie non commercializzabili, spesso in via di estinzione come delfini, tartarughe, balene, uccelli. Per alcune specie il bycatch – ovvero la cattura accidentale – supera addirittura il pescato commercializzabile.

I pesci stanno finendo
Secondo il biologo Boris Worm se si continua a mangiare pesce ai ritmi attuali – e quindi ad avere un livello di pesca tale per sostenerlo – entro il 2048 tutti i pesci che siamo abituati a consumare potrebbero scomparire dal Mediterraneo.

Qualcuno potrà essere scettico, ma nel 2018 il fish dependence day dell’Unione Europea – ovvero il giorno in cui, senza apporti esterni, le scorte domestiche di pesce sarebbero già esaurite – è arrivato il 9 luglio e anno dopo anno la data arriva sempre prima. A questa catastrofica ma verosimile previsione contribuiscono gli effetti negativi sulla vita marina del riscaldamento globale e dell’inquinamento, in buona parte determinati a loro volta dagli allevamenti intensivi.
Mangiare pesce non è quindi una scelta etica, non è una scelta ecologica e non è nemmeno una scelta salutare. Un modo concreto per fare una svolta di questo tipo e salvare gli oceani è non mangiare prodotti di origine animale, compresi quelli marini.