Un’altra indagine negli allevamenti di pesci: anche dalla Francia prove della loro sofferenza


Simone Montuschi
President

Continua l’agonia dei pesci, e questa volta il loro grido silenzioso proviene dalla Francia: l’associazione francese L214 Éthique et Animaux ha condotto un’indagine negli allevamenti ittici di Aqualande, il principale produttore di trote in Francia. Le immagini che emergono dalla loro inchiesta sono l’ennesima prova delle atroci sofferenze a cui vengono sottoposti i pesci allevati per il consumo umano.

Gli attivisti dell’associazione hanno documentato condizioni di sovraffollamento nella vasche, dove trote ferite nuotano vorticosamente in acque insalubri e prive di ossigeno. Una volta arrivate nello stabilimento, vengono scaraventate all’interno di strutture d’acciaio e stordite mediante anidride carbonica.

Questo metodo di stordimento è doloroso e spesso inefficace: le trote vengono paralizzate ma non perdono necessariamente coscienza e sensibilità. Prima che i pesci muoiano di asfissia o dissanguamento passano interminabili minuti fuori dall’acqua.

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Le trote che non sopravvivono a queste brutali condizioni vengono ammassate in contenitori come se fossero materiale di scarto di cui è necessario disfarsi senza alcuna premura.

In Europa i pesci non hanno diritti

📷 © L214

Una tale sofferenza straziante non sembra essere risparmiata nemmeno ad altre specie ittiche, come dimostrano le immagini dell’ultima indagine di Compassion in World Farming (CIFW). Realizzata principalmente in alcuni allevamenti intensivi in Francia e Grecia, l’investigazione di CIWF mette in luce i metodi crudeli impiegati per lo stordimento e abbattimento di branzini, orate, storioni e anguille.

Questi pesci, dopo aver trascorso una vita intera in strutture sovraffollate e spoglie, vengono stipati in contenitori di acqua e ghiaccio ancora vivi, dove muoiono soffocati e schiacciati in un bagno di sangue. A seguito di questa indagine anche CIWF Italia ha lanciato una petizione rivolta al nostro Ministro della Salute per rendere obbligatori i sistemi di macellazione con la minore sofferenza possibile per gli animali oggi disponibili nel settore.

In una recente relazione, la Commissione Europea ha evidenziato come purtroppo la maggior parte degli Stati membri non sembra rispettare gli standard minimi in termini di benessere animale negli allevamenti di pesci. La maggior parte dei produttori utilizza infatti metodi di stordimento e abbattimento superati, che violano le Linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità animale (OIE) elaborate all’interno del Codice sanitario degli animali acquatici.

Ecco perché sostenere la nostra campagna


Il fatto che i pesci siano senzienti è oramai riconosciuto dalla comunità scientifica e ampiamente noto nella sfera pubblica: il 77% degli italiani pensa che i pesci provino dolore, mentre 72% ritiene che essi siano in grado di sentire paura. Tuttavia, a differenza degli animali terrestri negli allevamenti intensivi, non beneficiano ancora di nessuna protezione legale che ne tutela i diritti.

La nostra indagine in alcuni dei principali allevamenti intensivi di orate, branzini e trote nel nord e centro Italia ha infatti svelato il lato oscuro dell’acquacoltura nel nostro paese. Tecniche di stordimento inefficaci, sovraffollamento e metodi di trasporto totalmente inadeguati sono solo alcune delle problematiche che abbiamo documentato e che causano indubbia sofferenza ai pesci allevati nelle strutture italiane.

Guarda il video della nostra inchiesta e firma anche tu la nostra petizione per dire no alla loro agonia.

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