Il Regno Unito a un passo dallo stop alle importazioni di pellicce


Simone Montuschi
President

La campagna #FurFreeBritain non è riuscita a far breccia nel governo e la Gran Bretagna continuerà a importare pellicce.

Ma facciamo un passo indietro.

La situazione delle pellicce in U.K.

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Un visone all’interno di un allevamento italiano  📷 © Essere Animali

L’allevamento per animali da pelliccia è stato vietato nel Regno Unito già nel 2000, provvedimento lodevole che ancora non è stato messo in pratica nel nostro paese. Il problema è che da allora si stima che la Gran Bretagna abbia importato pelli di animali per un valore di oltre 650 milioni di sterline dall’estero. L’organizzazione Humane Society International – organizzazione guida della mobilitazione –  ha stimato che per le pellicce importate nel paese siano 2 milioni gli animali uccisi ogni anno.

Tra i paesi che esportano pellicce in Gran Bretagna, l’Italia ha purtroppo il triste primato per un valore di 82.546.714 sterline, seguito con un considerevole distacco dal secondo, la Francia, con 44.157.825 sterline.

La campagna #FurFreeBritain ha ricevuto la sua propulsione dalla tanto discussa Brexit. Il divieto totale di importazione di pellicce dai paesi dell’Europa era infatti impossibile fino a quando il Regno Unito fosse stato membro del mercato unico europeo.

La mobilitazione

La manifestazione a Westminster il giorno della discussione in parlamento, la foto del cartello “Italy” è di una nostra indagine 📷 © Humane Society International – UK

La contraddizione, evidenziata nell’appello inviato al premier Theresa May, sottoscritto da tutte le associazioni coinvolte, supportate da decine di veterinari, è evidente.

«Se la pelliccia è troppo crudele da essere prodotta in questo paese, è anche troppo crudele che in questo paese sia ancora venduta. Crediamo che la responsabilità della Gran Bretagna nei confronti degli animali non finisca ai nostri confini, ma si estenda a livello mondiale, a quegli animali uccisi per essere scambiati nel nostro paese».

#FurFreeBritain ha ottenuto l’appoggio di più di 425.000 persone che firmando una petizione governativa hanno spinto il parlamento a una discussione sul tema questa settimana. La campagna ha avuto un forte eco anche grazie al sostegno di più 30 celebrità tra cui la star del tennis Andy Murray e l’attrice Judi Dench. La proposta ha ricevuto numerosissime adesioni anche in parlamento a prescindere dall’appartenenza politica. Tuttavia il governo non ha voluto impegnarsi a riguardo. Tra i motivi che sarebbero alla base del mancato successo della proposta, viene riportato il fatto che i commerci con l’Europa sono ancora improntati sulle normative UE, anche se c’è da dire che le pellicce che arrivano in Gran Bretagna provengono anche da Cina, Russia, U.S.A. e Canada.

Perché è importante il caso britannico

Volpi, conigli, visoni, coyote, cani procione, cincillà e tanti altri. Sono 130 milioni di animali allevati ogni anno per la loro pelliccia, principalmente in Italia, Finlandia, Polonia, Cina e Russia. Abbiamo più volte documentato nelle nostre indagini come questi animali vivano in condizioni disumane, portati spesso a situazioni di alienazione che li spinge all’autolesionismo o al cannibalismo, per morire poi per elettrocuzione, gasati con CO2 o attraverso metodi ancora peggiori.

Guarda la nostra ultima indagine dentro gli allevamenti di visoni

Tutto questo deve e può finire con lo sforzo di tutti. I fallimenti fanno parte di un progetto ambizioso, ma non devono fermarci, ma anzi farci impegnare ancora di più. Ecco perché continuiamo a portare avanti campagne come #160MilaVisoni da salvare e anche i nostri amici inglesi, siamo sicuri, non si fermeranno qui.

Se anche tu vuoi cambiare le cose, iscriviti all’action center, uno strumento semplice ed efficace per difendere gli animali!