Indignazione per la carne di cane in Corea: paradossi delle Olimpiadi
Medaglie, forti emozioni, performance strepitose. La maggior parte dei media che parla dei Giochi Olimpici Invernali di PyeongChang si concentra sugli atleti e le loro prestazioni. Ma non è tutto oro quello che luccica, e nemmeno argento o bronzo.
Un recente articolo del New York Post mette in evidenza le crudeltà degli allevamenti di cani da carne del paese. Joshua Rhett Miller scrive:
«A pochi chilometri dal centro dei Giochi Invernali, centinaia di cani, tra cui San Bernardo e Labrador, attendono il loro destino in una delle fattorie di carne di cane della Corea del Sud, dove vengono tenuti in squallide gabbie finché non vengono macellati per diventare cibo.»
In passato aveva già fatto scalpore il fatto che in Asia alcuni paesi, la Cina tra tutti, consumassero abitualmente carne di cane, soprattutto in concomitanza con alcune festività tradizionali, come il Festival di Yulin.
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La carne di cane è probabilmente saporita quanto quella di un pollo o di un maiale. Che problema c’è se in alcuni paesi d’Oriente viene mangiata? Questo dovrebbe essere il ragionamento lineare di una persona che mangia carne in Occidente. Tutti sappiamo però che non è così. Il solo pensiero di poter mangiare carne di cane ci indigna e ci disgusta tutti al solo pensiero, a prescindere che seguiamo una dieta vegetariana o onnivora.
Il perché è scontato: i cani sono membri della famiglia da coccolare, con cui fare passeggiate e a cui dare prelibatezze. La cultura e la tradizione occidentale li ha elevato ad “animali da compagnia” e questa è la loro più grande fortuna.
Molte persone non hanno invece mai interagito con gli animali d’allevamento, ma se ne avessero la possibilità, forse comprenderebbero che sono anche loro esseri viventi degni di vivere. Dimostrazione di questo è il costante crollo di consumo di carne di coniglio in Europa e anche in Italia, dovuto alla crescente popolarità di questi animali nelle nostre case. Averli a stretto contatto con noi, sta portando un graduale cambiamento nel modo in cui i conigli vengono visti dalla società intera.
E cos’è questo se non un cambiamento culturale?
Ciò che infatti va ricordato quando ci si inorridisce davanti alle immagini di cani messi in gabbie così piccole da non permettergli nemmeno di girarsi, è che non esiste un motivo reale che giustifichi la legalità di simili trattamenti per polli, maiali e mucche. La differenza di atteggiamento che l’Occidente ha tra i cosiddetti “pet” e gli animali da reddito deriva solo da abitudini.
Le battaglie sostenute in Occidente per stoppare le barbarie degli allevamenti di cani e gatti da carne in Asia, rimangono giuste. Ma rimarranno anche un paradosso fino a quanto saranno legali gli allevamenti intensivi e le terribili condizioni di non-vita a cui sono costretti gli animali che vi sono rinchiusi.
Ama e rispetta tutti gli animali e, se non l’hai già fatto, poni fine alla crudeltà insensata. Inizia facendo clic qui.