Investigazione Prosciutto Crudele: censurata la libertà d’informazione


Simone Montuschi
President

La Polizia Postale, su decreto emesso dal GIP del Tribunale di Bologna, sta procedendo a oscurare il sito internet www.prosciuttocrudele.it e tutti i contenuti web e social di Essere Animali che riportano il link di questa nostra investigazione.

Il video, diffuso lo scorso dicembre e ripreso da telegiornali e media nazionali e internazionali, contiene le immagini che il nostro team investigativo è riuscito a filmare all’interno di un grande allevamento intensivo di maiali destinati a diventare Prosciutto di Parma. Un lavoro incredibile, frutto di sei mesi di incessante investigazione realizzata con telecamere nascoste e controlli settimanali nell’allevamento, che ha documentato abusi e sofferenze indicibili a cui erano sottoposti gli animali.

Guarda il servizio andato in onda al Tg3

Lo stesso Corpo Forestale dello Stato, in un blitz a seguito di una nostra denuncia contro l’allevamento, ha trovato 550 maiali con ferite dovute al cannibalismo

Ma allora perché la nostra investigazione verrà oscurata? Abbiamo forse manipolato i video o diffuso menzogne su questo allevamento o sul Prosciutto di Parma? No, il sequestro è stato disposto in via preventiva, per permettere le indagini a seguito di una denuncia per diffamazione a mezzo stampa presentata dal Consorzio del Prosciutto di Parma, un organismo che riunisce allevamenti, macelli e stabilimenti di lavorazione della carne del noto marchio DOP.

Ci opponiamo a questo sequestro. Lo faremo attraverso le vie legali e anche denunciandone l’illegittimità attraverso media e azioni di sensibilizzazione. Abbiamo inoltre scelto di non fornire alla Polizia Postale le password che ci sono state richieste per procedere all’oscuramento del sito, non vogliamo collaborare a quella che riteniamo una ingiusta censura del diritto di informazione.

prosciutto crudele
Un maiale scheletrico lasciato agonizzare nei corridoi.
© Essere Animali

Non ci viene infatti contestata la veridicità delle immagini. Durante l’investigazione l’allevamento risultava essere a tutti gli effetti un fornitore del Prosciutto di Parma. Ciò che ci viene contestato dal Consorzio e accolto per ora dal GIP, ma solo per permettere ulteriori indagini è, in sintesi, l’aver accostato tali immagini al Consorzio stesso, offendendone la reputazione, anche attraverso il nostro slogan “Prosciutto Crudele di Parma”.

Casi isolati che EA tende a generalizzare o una brutalità diffusa che si vuol far passare come caso isolato? Noi la riposta la conosciamo, per questo siamo pronti a difenderci in tribunale.

Risponderemo nelle sedi opportune a queste accuse di generalizzazione, ma già da ora ribadiamo che siamo convinti delle scelte comunicative adottate nella realizzazione della nostra investigazione. Così come siamo convinti del fatto che quel video abbia scomodato interessi forti. Le immagini sono state diffuse in televisione, viste da 1,5 milioni solo sul web e riprese anche all’estero, in Inghilterra, Cina e Hong Kong. Ma proprio questa consapevolezza di essere ‘scomodi’ ci ha permesso di ponderare tutti i contenuti web sull’argomento, allo scopo di creare un dibattito sociale che investa tutta la società, così come dovrebbe essere. Crediamo che le persone abbiano il diritto di sapere che anche il prosciutto di Parma proviene da animali allevati in sistemi intensivi e che questo sistema di allevamento è brutale per gli animali. All’interno di questo sistema, all’interno di questa “brutalità diffusa”, si nascondono veri e propri gironi infernali in cui gli animali, come mostra il nostro video, sono presi per le zampe e gettati a terra o quando malati, lasciati morire agonizzanti nei corridoi o ancora sono spinti ad atti di cannibalismo per lo stress dovuto alle loro misere condizioni di vita.