Festival di Yulin: arriva lo stop alla vendita di carne di cane?
Il festival di Yulin in Cina è tristemente famoso per la macellazione dei cani e per molti è diventato simbolo dell’orrore e della violenza sugli animali. Per fermarlo 11 milioni di persone hanno firmato una petizione e molte altre hanno diffuso appelli, condiviso immagini e articoli. E a quanto pare tutto questo impegno, sostenuto da tantissimi attivisti cinesi che hanno fatto denunce e campagne informative, ha portato i suoi frutti.
Un divieto di vendita di carne di cane sembra infatti essere in arrivo per il festival di quest’anno.
L’anno scorso era già stata vietata la macellazione in strada dei cani, che fino a poco fa avveniva senza nessuna censura anche in mezzo alle strade. Quest’anno per ridare una buona immagine alla città, fermare lo scandalo internazionale e anche la crescente opposizione interna sembra che questa ricorrenza non sarà più simboleggiata dall’uccisione di migliaia di cani a scopo alimentare. Fino a 10-13.000 cani venivano uccisi a Yulin ogni anno.
Non si tratta tra l’altro di una notizia isolata: nel 2011 gli attivisti cinesi erano già riusciti a bloccare il festival della carne di cane di Jinhua Hutou, nella provincia di Zhejiang, un evento con 600 anni di storia.
Siamo in un momento di svolta culturale per la Cina, dove gli animali vengono sempre più presi in considerazione. Il consumo di carne di cane e di gatto è in calo e coraggiosi attivisti continuano a fronteggiarne il traffico clandestino fermando camion e salvandone a centinaia. Inoltre 1 famiglia cinese su 10 condivide la propria vita con cani e gatti e il movimento per i diritti animali e il vegetarismo/veganismo stanno crescendo e conquistando un proprio spazio anche in questo paese.
Lo sdegno internazionale per il massacro di questi cani a Yulin viene però ritenuto da molti ipocrita.
Solo qui nella civilissima Italia ogni 15 minuti si uccide un numero di animali pari a quelli uccisi ogni anno a Yulin. Uccisi per mangiarli, proprio come a quel festival.
L’unica differenza è che si tratta di animali che noi consideriamo inferiori e abbiamo deciso essere destinati a diventare cibo, mentre altri abbiamo scelto di amarli e tenerli in casa. Ma chi l’ha detto che maiali, mucche, polli, galline, tacchini e conigli soffrano meno di un cane o che non vogliano vivere felici come il nostro gatto?
In Cina invece non fanno distinzioni. E non si tratta affatto del loro essere “barbari” o “sadici”, è solo una differenza culturale.
Anche noi se per questo non facciamo differenze tra gli animali: la sofferenza è sofferenza e va sempre fermata.
Per questo ti invitiamo a riflettere sulle tue scelte alimentari e togliere TUTTI gli animali dal piatto. Una scelta che porta solo benefici: per gli animali, per l’ambiente, per la salute e anche per la tua coscienza. Scopri di più dal nostro sito IoScelgoVeg!
Nota: Alcuni giornalisti della BBC sono dubbiosi riguardo questo divieto dopo aver parlato con rivenditori della zona che parrebbero non esserne a conoscenza. Ma sull’Huffington Post le associazioni che hanno diffuso la notizia ne confermano la veridicità, avendo avuto contatti diretti con politici e rappresentanti locali.