Nuovo video mostra le pessime condizioni delle galline in gabbia


Simone Montuschi
President

Gabbie sovraffollate, animali morti a contatto con quelli vivi, capannoni sporchi e pieni di feci: la vita delle galline allevate per la produzione di uova è questa. Nella nostra prima indagine dove abbiamo documentato una trentina di allevamenti dell’Emilia Romagna le avevamo definite “Fabbriche di uova”, queste nuove immagine girate da Animal Equality in un allevamento lombardo confermano una situazione critica.

 

galline_essereanimali

© Animal Equality

 

Sono 49 milioni le galline ovaiole allevate in Italia. Di queste il 70% sono rinchiuse in gabbie con una superficie per ogni animale di 750 cm²,  poco più di un foglio da fotocopie (che è di 600 cm²), mentre per distendere le ali avrebbero bisogno come minimo di 1.085 cm². Il pavimento delle gabbie è realizzato da una rete di ferro, questo significa che le galline trascorrono il tempo con le zampe sul metallo, che provoca loro infezioni e problemi di postura.

 

Queste pessime condizioni causano agli animali un forte stato di stress che li porta a ferirsi e beccarsi fra di loro.

 

L’altro 30% di galline viene allevato con metodi alternativi (a Terra, all’Aperto o Biologico). E se da un lato in queste strutture vengono soddisfatti alcuni bisogni etologici degli animali dall’altro rimangono i problemi legati alla produzione intensiva: sovraffollamento in primis, con le relative conseguenze.

 

galline1_essereanimali

Allevamento a terra, foto Essere Animali

 

Dalle nostre indagini è emerso come non sia tanto il metodo di allevamento a influire sulle condizioni fisiche degli animali, bensì il tempo trascorso all’interno delle strutture. Più una gallina rimane i questi ambienti insalubri più la sua salute peggiora. Lo abbiamo constatato anche in allevamenti biologici e a terra, dove il tasso di mortalità è sempre e comunque molto alto.

In tutti gli allevamenti intensivi, di ogni tipologia, le galline vivono  solo 2 anni (dopo aver deposto all’incirca 400 uova): vengono mandate al macello così giovani perché la loro produzione diminuisce e per l’industria avicola risulterebbe antieconomico continuare ad allevarle. Una volta macellate diventano carne di seconda scelta.

 

Un’altra violenza insita in tutte le metodologie di allevamento è la soppressione degli esemplari maschi appena nati, soffocati o tritati vivi, perché non depongono le uova e la loro carne non è compatibile con le esigenze del mercato.

 

Questo nuovo video, così come tutte le nostre indagini, mostra ancora una volta come gli allevamenti siano luoghi di estrema sofferenza per gli animali. Sofferenza che sempre più persone in tutto il mondo considera insostenibile e da eliminare, decidendo di cambiare abitudini e sostituire le uova con alimenti vegetali: gustosi, sani e amici degli animali.