Belgio: filmata la terribile morte dei visoni
L’associazione Animal Rights ha diffuso ieri una nuova scioccante investigazione, che mostra l’uccisione dei visoni in un allevamento in Belgio.
Ciò che rende uniche queste immagini è che per la prima volta una telecamera nascosta è stata piazzata proprio dentro la camera a gas.
Quello che si vede è terribile: i visoni vengono inseriti a forza nella camera a gas e si ritrovano ammassati. Mentre vengono spinti dentro si ribellano e l’allevatore inveisce contro di loro dicendo “bastardo, bastardo”. Dentro la camera cercano una via di fuga, graffiano le pareti. Ma non c’è nulla da fare e il finale è una distesa tristissima di cadaveri, che verranno trasformati in pellicce.
Guarda l’indagine
Tra l’altro, come abbiamo già mostrato e denunciato grazie alle nostre investigazioni in Italia, i visoni anche in questo caso vengono messi tutti insieme nella camera a gas violando la legge, secondo la quale ognuno andrebbe inserito solo dopo che si sia accertata la morte del precedente. Una pratica che nessun allevatore nel mondo sembra rispettare.
Nelle Fiandre sono ancora presenti 19 allevamenti di visoni, con una produzione annuale di 160.000 pelli. Le altre due regioni che compongono il Belgio hanno già vietato questa forma di allevamento. La campagna di Animal Rights è diretta ad avere lo stesso divieto, già proposto e appoggiato da diversi politici, anche in questa regione. Ciò porterebbe il Belgio ad unirsi ai già 8 paesi europei che hanno abolito gli allevamenti di animali da pelliccia.
Non c’è niente da fare: ogni volta che le telecamere entrano di nascosto negli allevamenti di animali da pelliccia mostrano sofferenza, agonia, morte, violenza e violazioni delle leggi. Di fronte a immagini come queste l’opinione pubblica si sta sempre più apertamente schierando contro questa forma di allevamento.
In Italia gli allevamenti sono più di 20 e ogni anno uccidono 180.000 visoni. Da anni assieme alla maggioranza degli italiani chiediamo che questa pratica venga abolita.
Scopri di più sul sito della campagna Visoni Liberi