Addio a Bruno, l’orso che ha fatto chiudere uno zoo


Simone Montuschi
President

Bruno, l’orso dello zoo di Cavriglia, conosciuto in Italia anche come l’orso “comunista”, se n’è andato. Dopo quasi quarant’anni di reclusione qualche giorno fa è stato soppresso. Le sue condizioni erano diventate insostenibili e un’infezione alla zampa anteriore lo aveva ormai paralizzato. Non c’era più nulla da fare.

 

Per quasi tutta la durata della sua vita Bruno ha conosciuto di questo pianeta solo una buca di cemento e, solo dal 2003, un piccolo pezzo di bosco.

 

Una storia triste e ancor oggi confusa. Per anni si è creduto che Bruno fosse uno dei due orsi arrivati da Tallinn, in Estonia, regalo dell’ormai ex Unione Sovietica al comune di Cavriglia, che all’epoca era il comune “più rosso” d’Italia, per commemorare un partigiano russo morto per difendere gli abitanti del paese. Adesso invece sembrano esser spuntati fuori dei documenti nei quali si attesta che Bruno fosse invece figlio di quell’orso originario di Tallinn e sarebbe nato a Cavriglia nel 1980.
Ben 36 anni di reclusione quindi. Dalla nascita alla morte.

Eppure nonostante tutto Bruno se ne va da vincitore. È grazie a lui infatti se lo zoo che lo ha visto prigioniero per tutti questi anni, insieme a tanti altri animali sfortunati, è stato chiuso. Attualmente resta solo Arturo, il bisonte, che lascerà lo zoo nelle prossime settimane.

 

bruno_essereanimali

© IostoconBruno

 

La foto di Bruno scattata nel settembre del 2014, che lo ritrae con la testa contro il muro della sua prigione, ha fatto il giro del mondo. Francia, Canada, Australia, Ecuador, Svezia, Stati Uniti, Olanda, Polonia, Nuova Zelanda, sono solo alcuni dei paesi da cui Bruno in questi ultimi due anni ha ricevuto corrispondenza. Lettere, messaggi, cartoline, richieste d’informazioni sul suo stato di salute. Migliaia di persone si sono appassionate alla sua tragica storia. Migliaia di persone si sono commosse pensando a lui, per tutta la vita rinchiuso in quella fossa di cemento.

Qualche mese dopo questa “esplosione” mediatica, l’amministrazione comunale di Cavriglia ha deciso, in seguito alle richieste della Leal – Lega Antivivisezionista e del gruppo IostoconBruno, nato per l’occasione, di chiudere lo zoo. In questi due anni più di cinquanta animali hanno lasciato le gabbie di Cavriglia per raggiungere santuari e rifugi dove oggi vivono accuditi e amati. Ma per Bruno, troppo avanti con l’età, un trasferimento era impossibile.

 

bruno orso allo zoo di cavriglia

© IostoconBruno

 

In questo periodo Bruno è stato quindi seguito dai volontari del progetto IostoconBruno, che hanno fatto il possibile per alleviare la sua solitudine e migliorare le sue condizioni di vita. Purtroppo di meglio era impossibile fare e del resto non potevamo aspettarci che Bruno potesse vivere in eterno.

Ma intanto uno zoo è stato chiuso.
Adesso sappiamo che si può fare. Che è possibile chiudere altri zoo.
Ed è grazie a Bruno. E al suo sacrificio.