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Animali di serie A, animali di serie B


Simone Montuschi
President

Partecipare ad una cena a base di pesce, indossare un maglione di lana, uscire per una passeggiata con il cane: attività banali, che in sé non hanno nulla di straordinario. Ma come ci sentiremmo se ci dicessero che abbiamo appena mangiato carne di delfino, che gli abiti che abbiamo addosso sono fatti con il nostro adorato coniglio nano e al nostro guinzaglio trovassimo un topo? Parallelamente, proveremmo lo stesso sconcerto alla vista di quello stesso delfino all’interno di un delfinario, o all’idea che quel coniglio e quel topo possano essere utilizzati come cavie in laboratorio?

Questi sono alcuni esempi di come cambia la nostra percezione di una determinata specie in base al contesto nel quale ci troviamo. Ma da cosa dipendono queste differenze?

Nel rispondere alla domanda, gli studiosi del rapporto umano-animale concordano che sia il fattore culturale a giocare un ruolo determinante nella nostra percezione: ad esempio, come è noto, nelle società occidentali il cane è un compagno amato dall’uomo; nei paesi musulmani, sebbene sia rispettato, se ne evita il contatto per motivi igienici mentre, in molti paesi orientali, cibarsene è una pratica dalle radici antiche.
Allo stesso modo, animali normalmente destinati all’alimentazione nel nostro Paese sono sacri in altri, come la mucca: la “vacca sacra” della religione induista.

 

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© Bric

 

Le nostre convinzioni difficilmente si basano sull’evidenza scientifica, ma sono frutto di meccanismi mentali che ci permettono di stabilire, ad esempio, quale animale “coccolare” e quale mangiare. In questo senso, una illuminante ricerca di Loughan ha definito questo atteggiamento il “paradosso della carne”:

lui ed il suo team hanno confrontato il comportamento di vegetariani e carnivori, e le loro opinioni riguardo il grado di consapevolezza degli animali. In questo modo hanno dimostrato come il livello di coscienza attribuito alle diverse specie generi diversi comportamenti nei loro confronti: è la “gerarchia animale” che creiamo nelle nostre menti a farci mettere in atto comportamenti talvolta contrastanti.

Nel fare queste distinzioni le incongruenze sono all’ordine del giorno, specialmente quando la base culturale di partenza è diversa. I principi sui quali ci basiamo fanno spesso riferimento a fattori non oggettivi bensì psicologici e socio-culturali.

L’idea che alcune specie siano più o meno consapevoli, intelligenti o affettuose di altre sarebbe da abbandonare una volta per tutte, perché non esiste un animale che sia meglio di un altro. Esistono, semplicemente, diversi esseri viventi.

diritti animali per tutti di ogni specie