Galline “a terra” ma sofferenti


Simone Montuschi
President

La Professoressa inglese Christine Nicol, uno dei maggiori esperti del benessere degli animali, in un suo recente rapporto ha dichiarato che l’allevamento di galline a terra, fuori dalle gabbie, non è garanzia di benessere per gli animali.

 

«Il problema è che la gestione degli allevamenti free-range nel Regno Unito (e anche in Italia – ndr) in questo momento è così variabile, che, anche se si esistono allevamenti esemplari, ce ne sono altri veramente pessimi.»

 

A testimoniare le cattive condizioni degli allevamenti a terra in Inghilterra è uscita nei giorni scorsi un’indagine realizzata da Hillside Animal Sanctuary in un’azienda in North Norfolk di proprietà dell’Eurodeputato Stuart Agnew, responsabile del settore agricoltura del partito UKIP.

Guarda il video dell’indagine

Quello che hanno documentato gli attivisti all’interno di un capannone contenente 16.000 galline sono animali privi di piume, ricoperti di acari, con ferite provocate dal beccarsi a vicenda ed esemplari in evidente difficoltà, incapaci di muoversi e con problemi respiratori.

 

«È stato uno spettacolo rivoltante», ha commentato un fotografo che è entrato con gli attivisti nell’allevamento.

 

Questo allevamento è classificato ‘RSPCA Assured / Freedom Food’, il  che significa che è soggetto a rigorosi standard di benessere e di controlli regolari. Dopo aver visionato il video la RSPCA (Ente Reale Protezione degli Animali) ha ispezionato la struttura e per i veterinari era tutto a norma di legge. E non è certo il primo caso del genere che getta totale discredito su questo programma di certificazione gestito dalla più grande associazione protezionista inglese.

Ogni anno le famiglie inglesi mangiano 11,5 miliardi di uova. Il mercato delle uova prodotte da galline a terra è enorme e rappresenta la metà di tutte le uova vendute nei supermercati. In Inghilterra vengono allevate 15 milioni di galline a terra (i numeri più alti d’Europa). Ma la domanda è cresciuta, e così il numero e le dimensioni di queste aziende.

La normativa europea che regola gli allevamenti di galline ovaiole non impone limiti per quanto riguarda il numero di animali presenti nello stesso capannone, l’unica restrizione indica che non ci devono essere più di 9 animali per m2 e per gli allevamenti all’aperto (codice uova 2) uno spazio esterno di 10.000 m2 ogni 2.500 galline. Ma non esiste legge che dica quanto tempo un animale debba uscire all’aria aperta.

In Italia all’interno dei cosidetti sistemi alternativi alle gabbie si allevano quasi il 30% delle galline ovaiole. Da noi come in Inghilterra il mercato, spinto dalla crescente richiesta dei consumatori, si sta progressivamente orientando verso produzioni che sulla carta sono più rispettose verso gli animali. Le vendite di uova biologiche nel 2014 sono cresciute del 5%.

 

Gli investimenti dei grandi gruppi alimentari verso questo tipo di allevamenti crescono e quello che si sta concretizzando sono mega allevamenti free range o biologici dove le caratteristiche etologiche delle galline, e di conseguenza le loro condizioni psicofisiche, passano in secondo piano,  travolte dalle leggi di mercato.

Queste fotografie scattate in Italia dai nostri attivisti testimoniano le pessime condizioni delle galline allevate in modo biologico e a terra ↓