La morte bio non esiste
La morte bio non esiste, perché nel momento in cui arrivano in un macello, tutti gli animali sono uguali. Queste poche parole possono riassumere le nuove terribili immagini ottenute con telecamere nascoste da L214 Éthique et Animaux nel macello francese di Vigan, a pochi mesi da un’indagine simile in un altro macello ad Ales.
Nel nuovo video si vedono animali che vengono lanciati, picchiati, maltrattati oppure non storditi in modo appropriato. Scene simili sono state registrate in macelli di molti paesi e sono quasi inevitabili in una società che accetta di uccidere animali per produrre cibo, ma in questo ultimo caso si tratta di animali provenienti da allevamenti “BIO”.
Chi sponsorizza questa alternativa agli allevamenti intensivi enfatizza il fatto che gli animali vengono trattati in modo dignitoso, hanno accesso all’aperto, sono alimentati con mangimi da agricoltura biologica e in media vivono più a lungo rispetto ai loro simili negli allevamenti intensivi.
Ciò che si dimentica di dire è che qualsiasi sia l’allevamento di provenienza, le procedure di abbattimento sono le stesse e anche le condizioni di stress e alienazione di queste “catene di smontaggio”, che spingono gli operatori a questi comportamenti. Una condizione che la psicologia indaga da decenni. In Italia pochi mesi fa è scoppiato un caso giudiziario e mediatico per quello che è stato definito sui giornali il “macello degli orrori”, la Italcarni di Ghedi (BS), che potrebbe essere solo la classica punta dell’iceberg. Pochi giorni fa i veterinari hanno patteggiato, ammettendo la propria responsabilità.
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Adesso lo sai anche tu, nessuna etichetta salva gli animali. Se queste immagini ti colpiscono e questa sofferenza ti fa star male, c’è qualcosa che solo tu puoi fare da subito: lascia fuori dal piatto gli animali.