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Gli italiani stanno abbandonando il latte?


Simone Montuschi
President

Il calo nei consumi di un prodotto derivante dalla sofferenza animale è sempre una buona notizia. Soprattutto se, come il latte, non è certo demonizzato per danni alla salute ma anzi spinto a più non posso fin dall’infanzia e considerato imprescindibile per il benessere.

Gli ultimi dati però parlano chiaro: in Italia negli ultimi 5 anni il consumo pro-capite di latte è sceso del 24,5%.

Una flessione continua e che è ancora maggiore se andiamo a guardare i dati di dieci anni fa, quando si bevevano 59 kg di latte a testa. Un calo che si è velocizzato soprattutto nell’ultimo anno, in cui da 49 kg di latte a testa, gli italiani sono passati a consumarne 40.

Sempre negli ultimi cinque anni il consumo di formaggi è invece rimasto stabile, mentre anche burro e yogurt hanno avuto flessioni superiori al 20% (flessioni ancora più importanti per gli animali, visto che per essere prodotti necessitano di numerosi litri di latte al kg).

Di fronte a questi dati non si può chiamare in ballo la crisi economica, che ha investito i consumi qualche anno fa ma anzi ha visto una certa ripresa nel 2015. La crisi è imputabile piuttosto, come dicono gli analisti del settore, per il passaggio all’acquisto di latte a lunga conservazione, molto più economico di quello fresco, e di formaggi freschi, meno costosi di quelli stagionati.

Evidentemente, per un motivo o per un altro, questo notevole calo nel consumo di latticini è il segno di abitudini alimentari che stanno cambiando.

consumi latte italia

Non a caso nello stesso tempo in cui gli italiani hanno bevuto meno latte, le bevande sostitutive a base vegetale hanno avuto un’impennata di produzione e di mercato. Se lo constatiamo ogni giorno con i nostri occhi trovando diverse varianti di latti vegetali in ogni negozio e supermercato, anche qui i numeri parlano chiaro: un italiano su 8 utilizza abbastanza abitualmente latti vegetali e il mercato vale oggi 185 milioni di euro e se ne vendono oltre 67 mila tonnellate. Un settore che anche nell’ultimo anno ha goduto una crescita del 17%.

Anche gli yogurt a base soia stanno avendo un’impennata negli ultimi anni e sono gli unici di cui aumenta la vendita, conquistando sempre più porzioni di quel mercato.

Dati questi che mostrano ancora come non sia affatto la crisi a far diminuire il consumo di latte vaccino, visto che per i prodotti vegetali di crisi non se ne vede. Tra l’altro come ben sappiamo i latti a base vegetale costano più di quelli di mucca. In parte è dovuto al fatto che siano ancora considerati un mercato di nicchia e legato alla salute o perché non ancora abbastanza diffusi, ma pochi sanno forse che sui prodotti vegetali, così come per orologi o automobili, si applica l’Iva del 22%, mentre il latte vaccino, considerato un bene alimentare di prima necessità, ha l’iva solo del 4%.

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