Le pellicce invadono il Parlamento Europeo
LE PELLICCE INVADONO IL PARLAMENTO EUROPEO
In questi giorni il Parlamento Europeo è stato invaso dalle pellicce. Si tratta della seconda iniziativa chiamata “This is Fur”, messa in atto da FurEurope, associazione di categoria di pellicciai e allevatori, per promuovere politiche a favore di questo settore.
All’interno di uno dei principali ingressi al palazzo del parlamento è stata allestita una esposizione di prodotti e pelli, con un messaggio distorto in cui si parla di benessere animale, sostenibilità ambientale e necessità di appoggiare politicamente ed economicamente l’allevamento di volpi e visoni per scuoiarli e farne indumenti. Oltre ad indignarsi, la domanda da farsi davvero è: perché?
Dopo decenni di informazione e una crescente presa di coscienza sociale sembra assurdo trovarsi di fronte ancora a decine di milioni di animali allevati per le pellicce. Sono 44 milioni solo in Europa infatti quelli che ancora vanno incontro a questo destino ogni anno. Milioni di pelli che vengono vendute per la stragrande maggioranza al mercato asiatico e russo, visto che nel continente per fortuna l’acquisto di pellicce è crollato notevolmente e anche i negozi più storici stanno chiudendo battenti.

Pelli di visone bianco
Ciò che è interessante notare in questo caso infatti non è il comportamento scorretto della UE che dia spazio a tale scempio, ma il tentativo di rilancio del settore pellicceria in un momento di seria crisi. Negli scorsi due anni i prezzi delle pelli sono infatti crollati dal 30% fino al 70%, sopratutto per la situazione di stallo del mercato cinese. Voci provenienti dall’interno del settore sembrano confermare che più della metà dei milioni di pelli acquistate dai cinesi venivano utilizzati per corrompere ufficiali e politici. Un giro di vite su questa diffusa corruzione sembrerebbe essere alla base del crollo di acquisti in quel paese, non certo un inverno mite come ce la raccontano gli allevatori. Quindi una dinamica da cui forse non si riprenderà mai il mercato.
Alle aste delle pelli di quest’anno i risultati sono stati leggermente migliori del 2014, ma ancora con prezzi estremamente bassi rispetto a quelli di alcuni anni fa. Una crisi che stessi leader del settore dicono porterà alla chiusura di molti allevamenti.

Analisi dati di PWC
Ma davvero c’è ancora così tanta richiesta di pellicce? In Italia il consumo sta avendo un calo dell’8% annuo, mentre il 51% degli stessi operatori del settore intervistati per un’analisi di mercato dichiarano che prevedono per il futuro un ulteriore declino di mercato. Solo il 3% di loro prevede una crescita in futuro. L’Associazione Italiana Pellicceria spinge quindi per trovare mercato in oriente, dove ancora non è diffusa la coscienza animalista maturata da noi in diversi decenni, e ad infilare la pelliccia negli oggetti più inusuali, dai mobili per la casa ai portachiavi e gadget vari.
Tutto questo senza contare lo spettro di divieti di allevamenti di animali da pelliccia che si aggira in diversi paesi europei. In alcuni paesi la discussione avverrà a breve e ovunque sia stato condotto un sondaggio di opinione la maggioranza delle persone si è dichiarata contraria a questa pratica, raggiungendo in alcuni casi cifre considerevoli come l’86% in Belgio e il 90,5% in Italia, crescita dovuta anche allla notevole diffusione delle nostre investigazioni e alla campagna VISONI LIBERI.
I tempi stanno evidentemente cambiando. Anche se la produzione di pelli per pelliccia è ancora altissima, qui in Europa le persone hanno aperto gli occhi e siamo sicuri che questo porterà davvero ad un futuro senza allevamenti di volpi, visoni e cincillà.
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