5 motivi per dire no alle uova


Martina Scalini
Digital communication manager

La produzione di uova, che sia in gabbia, a terra o all’aperto in ogni caso deleteria per gli animali che vengono sfruttati e nasconde pratiche di cui pochi sono a conoscenza.

In Italia, gli allevamenti per la produzione di uova in gabbia sono in diminuzione, ma sono ancora una realtà. Tuttavia, anche quando le uova provengono da allevamenti a terra o all’aperto difficilmente chi le compra è consapevole di ciò che si nasconde dietro la produzione di ogni uovo. Ecco 5 buoni motivi per cui puoi decidere di fare una scelta importante: sostituire le uova con alternative vegetali.

1) Mutilazione del becco

Tutti i pulcini femmina che vengono immessi negli allevamenti intensivi per la produzione di uova subiscono, nei primi giorni di vita, la mutilazione del becco. Questa è un’operazione molto dolorosa, necessaria per limitare i problemi che derivano dall’aggressività causata dallo stress all’interno degli allevamenti: il continuo beccarsi e strapparsi le piume reciprocamente può causare ferite mortali.

2) Continuo stress e sofferenza

Negli allevamenti in gabbia, le galline vivono tutta la vita ammassate in uno spazio grande quanto un foglio di giornale, uno spazio talmente ridotto da portare all’atrofizzazione delle loro ali. Le gabbie sono disposte in lunghe file sovrapposte fino a 6 piani di altezza. Il pavimento è formato da una rete metallica, che provoca ferite e deformazioni alle zampe. Per aumentare la produzione il più possibile, le galline sono costrette a sopportare continui cicli di luce artificiale che durano da 16 fino anche a 20 ore al giorno.

Negli allevamenti a terra, sono stipati fino a 18 individui per metro quadrato. Come accade anche negli allevamenti di polli broiler, le galline trascorrono l’intero ciclo produttivo sulla stessa lettiera, camminando, mangiando e dormendo su uno strato sempre crescente di escrementi. In quelli all’aperto le galline possono uscire in aree recintate per alcune ore al giorno, ma solo in alcune stagioni. L’interno dei capannoni è identico a qualunque allevamento a terra, dove trascorrono i due terzi della loro vita.

3) Vita breve per le galline

© Essere Animali

Quale che sia l’allevamento di provenienza, la sorte delle galline è sempre la stessa: dopo un periodo che varia da 1 e 2 anni, la loro produttività cala e non risulta più conveniente tenerle in vita. Per questo vengono quindi destinate al macello, dove usciranno sotto forma di carne di seconda scelta o alimenti per altri animali.

4) La morte dei pulcini maschi

Le galline ovaiole appartengono a una specie selezionata unicamente per produrre elevate quantità di uova — ogni gallina ne produce infatti circa 300 l’anno. Per questo motivo, i pulcini maschi nati negli incubatoi risultano inutili sia alla produzione di uova, in quanto maschi ovviamente, che per quella di carne, in quanto non appartengono alla razza broiler, selezionata per ingrassare rapidamente. Per questo motivo, dopo la schiusa i pulcini maschi vengono separati dalle femmine e immediatamente uccisi in quanto improduttivi, triturati vivi o con il gas. In futuro però questo non accadrà più, perché l’Italia ha approvato lo stop all’abbattimento dei pulcini maschi nell’industria delle uova entro la fine del 2026.

5) Puoi farne a meno

L’ultimo motivo, ma non meno importante, è che delle uova si può benissimo fare a meno! Si può decidere di rinunciare alla crudeltà verso le galline senza dover per questo rinunciare alla buona cucina e a gran parte delle ricette tradizionali che ne fanno uso, come maionese, dolci di ogni tipo, pancake e quant’altro. Se vuoi qualche spunto visita la sezione ricette di IoScelgoVeg e scarica la nostra guida egg-free!

È necessario rivedere la nostra alimentazione per tutelare e salvaguardare gli animali e per mettere al sicuro la salute globale. Scopri come farlo al meglio!