La nuova vita di due maiali liberati


Simone Montuschi
President

LA NUOVA VITA DI DUE MAIALI LIBERATI

Vi ricordate dei due piccoli cuccioli di maiale che abbiamo liberato ad ottobre? Siamo tornati a trovarli nella loro nuova casa, nella loro nuova vita, e vogliamo condividere con voi la gioia e l’energia di queste due piccole pesti, felicissimi di vivere fuori dalle gabbie.

Adesso hanno un nome, Caino e Abelina. Sono cresciuti, ma sono ancora cuccioli. Vivono assieme ad una grande scrofa che li ha adottati, anche se probabilmente non sopporta già più il loro entusiasmo e la loro scatenata energia da cuccioli rompiscatole!

Caino e Abelina come tutti i maiali adorano le mele. Ci siamo presentati con alcuni chili di frutti, che sono spariti in pochi minuti dalle nostre mani, trangugiati in fretta e contesi in sfrenate corse da una parte all’altra. Sono intelligenti e affettuosi, e chi li sta ospitando ci ha raccontato divertenti aneddoti sulle loro fughe nel bosco, fino al paese, dove mendicavano del cibo al bar per poi tornarsene a casa. La loro scaltrezza e capacità di adattamento non è qualcosa di strano, perché i maiali sono tra gli animali più intelligenti e socievoli, se viene data loro la possibilità.

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Caino e Abelina sono nati in un allevamento intensivo. In una gabbia. Erano destinati a ingrassare in quei luoghi di prigionia e ad essere uccisi in un macello, per diventare carne. Ma una notte di ottobre ha cambiato il corso del loro destino.

Durante le nostre investigazioni abbiamo visitato decine di allevamenti e visto migliaia e migliaia di animali prigionieri e sofferenti, alcuni sono morti sotto ai nostri occhi o agonizzavano senza speranza. E’ veramente dura essere testimoni di tanta sofferenza.
E così dare la libertà e una nuova vita ad alcuni di loro è ciò che ci ha dettato il cuore.

Adesso Caino e Abelina sono due ambasciatori della loro specie. Lo sono a memoria dell’orrore di quegli allevamenti e a simbolo di ciò che i maiali davvero sono e ciò che veramente gli animali vorrebbero, la libertà.

 
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CAINO E ABELINA, STORIA DI UNA LIBERAZIONE

Un’esperienza vissuta in prima persona, la testimonianza di chi ha liberato Caino e Abelina

Quella notte saremmo andati a liberare due maiali in uno di quei tanti luoghi tutti uguali dove centinaia di esseri viventi vi sono rinchiusi.
Nel viaggio in macchina non pensavo ad altro che entrare in quel posto e prendere tra le mie braccia uno di quegli esserini per portarlo via con me, pensavo alla sua futura vita, alle emozioni che avrebbe provato nel vedere e camminare per la prima volta su dell’erba, nella paglia, esplorando profumi e sensazioni completamente nuove.

Ma non riesci a goderti questi pensieri di gioia fino in fondo, la contentezza per questo meraviglioso gesto lascia subito spazio all’amarezza e all’impotenza per la realtà a cui sai che ti troverai davanti agli occhi.

Già dall’esterno i rumori e gli odori dell’allevamento si fanno sentire, il silenzio e la calma della notte vengono interrotte dai lamenti e dai rumorosi movimenti dei maiali, appare tutto così surreale e sembra impossibile che in quelle campagne così pacifiche esitano luoghi in cui sono rinchiusi migliaia di individui, privati di ogni cosa.

Entrando negli allevamenti la prima cosa che ti colpisce è il fortissimo odore e il calore di centinaia di corpi ammassati, questo odore ti assale e ti rimane addosso e il caldo è davvero soffocante.

L’interno di questo allevamento è formato da un lunghissimo corridoio, noi siamo in un capanno del reparto PARTO E GESTAZIONE e sui due lati sono poste decine di stanze dove le mamme con i loro cuccioli sono rinchiuse. Alcuni sono appena nati, sono minuscoli e dormono tutti avvinghiati tra di loro per darsi un po’ di conforto, altri sono più grandicelli e sono in attesa di essere trasferiti nel reparto ingrasso.
Ogni mamma è marchiata con un tatuaggio e con una marca all’orecchio, alcune hanno anche dei segni sulla schiena fatti a bomboletta. Fuori da ogni stanza c’è una tabella dove l’allevatore segna le nascite, i nati morti e gli scarti. Mi ha sempre fatto impressione leggere su queste tabelle la parola “scarto” probabilmente intendono gli animali nati troppo piccoli e deboli, scarto come rifiuto, qualcosa di non utile a far profitto, questo è il valore che qualcuno dà ad un essere vivente.

Alcuni di noi cercano i cuccioli più grandi già svezzati tra quelle file di gabbie, gli altri riprendono e fotografano le condizioni che abbiamo trovato.
Non siamo professionisti, non siamo cameraman o fotografi esperti siamo semplicemente noi, un gruppo di persone spinte da una voglia di libertà, vorremmo poter salvare tutti quegli animali, non solo due, tutti dovrebbero venire via con noi, ne scegli uno per caso, e sai che tutti gli altri suoi fratelli e sorelle rimarranno lì, in quelle misere condizioni e finiranno al macello. E’ davvero doloroso. Per alcuni questa liberazione potrebbe sembrare un gesto infinitamente piccolo e inutile, ma per quell’unico animale è stata la salvezza, a quell’essere vivente hai cambiato la vita, per sempre.

Io mi fermo davanti ad una gabbia, la mamma mi guarda con gli occhi di chi non ha mai conosciuto altro che violenza, è spaventata e totalmente indifesa dentro la sua minuscola gabbia di contenzione, dove persino ogni movimento le viene negato, una mamma così grande, così forte e possente trasformata in un essere senza forze, se ne sta lì sdraiata a guardare la sua vita scorrere via lentamente, attimo dopo attimo, senza poter fare nient’altro.
Lei è diffidente nei miei confronti non si fa accarezzare al contrario dei sui cuccioli, loro mi si avvicinano incuriositi, mi mordicchiano le dita e alcuni mi salgono con le loro zampette sulle gambe, mi annusano e scodinzolano, la mamma ci osserva e dopo qualche minuto anche lei sembra aver preso fiducia e dalle sbarre cerca di sporgere il suo muso verso di me, mi faccio annusare e a quel punto si lascia toccare, così le accarezzo dolcemente le orecchie e il musone. Ho passato con lei la maggior parte del tempo di quella notte, questo mi ha lasciato un’immensa amarezza, il suo aver preso fiducia nei miei confronti mi ha fatto sentire infinitamente piccola e impotente di fronte a tutta questa sofferenza, ero lì al suo fianco e l’unica cosa che potevo fare per lei era starle accanto, niente di più. Questo incontro mi ha toccato e commosso profondamente.

Vivere questi momenti ti cambia il modo di vedere e percepire le cose, spesso con la mente ritorno in quei luoghi, a quegli incontri, rivedo quegli occhi pieni di rassegnazione e tristezza, coscienti di ciò che le accade quotidianamente. Anche in questo istante quei capanni saranno sempre pieni di migliaia di animali come lei.

Non abbiamo potuto salvare lei, ma è una delle sue cucciole quella che verrà via con noi tra le mie braccia, una piccola maialina che nel momento in cui mi sono sporta nella gabbia è venuta verso di me e si è fatta prendere in braccio.

Ho avuto la fortuna di condividere con quei due maialini qualche giorno, il più piccolo, un maschietto, si è subito affezionato alla femmina, la seguiva sempre e dappertutto e se lei si allontanava la richiamava subito con degli urletti squillanti.
Ho scoperto quanto i maiali possano essere dolci e sensibili, per loro tutto era nuovo, percepivi le loro emozioni, appena mi vedevano mi venivano incontro scodinzolando e mi mordicchiavano affettuosamente per richiamare la mia attenzione.

Quando li abbiamo portati in un prato per la prima volta hanno iniziato ad esplorare ogni cosa grufolando e scavando in cerca di qualcosa che probabilmente nemmeno loro sapevano cosa fosse. Trovavano radici da sgranocchiare felici e mille altri stimoli che per noi possono essere banali e scontati, ma per loro sono stati i primi momenti di una vita vera, fatta di sole che scalda il corpo, di soffice erba fresca di rugiada sotto le zampette e centinaia di odori mai annusati.

Da quel giorno per loro non ci sono più state gabbie, urla di dolore, allevamenti. E non vedranno mai i ganci di un macello.

Da quel giorno sono degli individui rispettati e amati, che potranno godere delle piccole gioie di questo mondo senza dover più temere il destino che invece tocca a milioni di loro simili ogni anno.

Questo cambiamento non è assolutamente qualcosa di infinitamente piccolo o inutile.
Per loro è la vita. Qualcosa di infinitamente grande.