Polonia, una battaglia senza freni contro gli allevamenti di volpi e visoni


Simone Montuschi
President

Polonia, una battaglia senza freni contro gli allevamenti di volpi e visoni

L’associazione polacca Otwarte Klatki ha diffuso una nuova investigazione condotta dentro due allevamenti di visoni e volpi. Quello che rende questo documento così importante è che non si tratta di due allevamenti qualunque, ma di proprietà dei due vicepresidenti dell’associazione nazionale di categoria, di coloro che sui media difendono continuamente questa attività e parlano di gabbie e uccisione in camere a gas come se fossero pratiche umanitarie e perfettamente accettabili.

Ciò che mostrano le immagini è sconvolgente e non mancherà ancora una volta di creare attenzione e consenso per l’abolizione di questi allevamenti.
Si vedono infatti visoni cosparsi di ferite purulente, cadaveri e piccoli moribondi. Si vedono anche cuccioli di volpe rimasti incastrati tra le sbarre delle gabbie, sofferenti e incapaci di liberarsi, sotto lo sguardo impotente delle loro madri, prigioniere da molti anni in quegli spazi incredibilmente piccoli.

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L’industria di allevamento di animali da pelliccia in Polonia ha avuto un enorme impennata nell’ultimo decennio. Imprenditori olandesi e di paesi scandinavi avevano definito la Polonia come la nuova mecca per l’allevamento di visoni e volpi, un paese con il giusto clima e soprattutto senza opposizione. Molti hanno così investito e portato i loro animali, facendo crescere la produzione nazionale fino a 6 milioni di pelli l’anno.

Ma la Polonia si sta dimostrando ben altro: l’opposizione è infatti forte e determinata, capace di aver fermato la costruzione di nuovi allevamenti e di aver fatto ritirare investimenti milionari. Il più grande allevamento europeo di visoni, che ne avrebbe imprigionati 185.000, non è stato mai finito di costruire e gli abitanti di Żórawina hanno vinto definitivamente la battaglia. Altri villaggi hanno eretto barricate e creato posti di blocco permanenti all’ingresso per non fare arrivare gli animali. Grazie alle investigazioni di Otwarte klatki i media hanno inoltre mostrato più volte le immagini di visoni e volpi nel reale stato di sofferenza che vivono negli allevamenti e migliaia di persone sono scese in strada a protestare e hanno firmato le petizioni.

Così tante sono state le proteste e le levate di scudi che l’associazione di categoria (il cui presidente non ha nemmeno un allevamento perché gli è stato impedito di realizzarlo) ha ufficialmente affermato che è meglio non aprire nuovi allevamenti nel paese e l’espansione del settore deve essere fermata. Solo allentando la tensione sperano di poter fermare l’avanzata di un movimento che sta puntando dritto all’abolizione di TUTTI gli allevamenti già presenti sul territorio.

L’ultima notizia di una settimana fà è inoltre che è stata chiusa la sezione di Szczecin del partito Twój Ruch, di cui faceva parte Andrzej Piątak, un allevatore di visoni che aveva così ottenuto un posto in parlamento per difendere a sua categoria. La decisione di chiudere la sezione e far perdere il posto in Parlamento a Piątak deriva dalla pessima pubblicità avuta dal partito per colpa della sua attività, affermano i portavoce del partito stesso.
L’allevamento di Andrzej Piątak era finito su tutti i media grazie ad una scaltra investigazione che ne ha rovinato definitivamente l’immagine.

Se la Polonia non è più la mecca degli allevatori, non possiamo lasciare che lo diventi l’Italia. Insieme possiamo e dobbiamo chiudere questi luoghi di prigionia, per sempre.
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Fonte: Otwarte Klatki
 

 
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