Nero d’Italia
Nero d’Italia
Quello che segue è un breve resoconto del documentario NERO D’ITALIA del 2013, un inchiesta sui segreti del petrolio italiano, scritto e diretto da Valeria Castellano.
La situazione registrata in Basilicata dopo la conquista dei territori da parte di alcune multinazionali del petrolio, prima tra tutte la connazionale ENI, è agghiacciate. In una straordinaria terra, ricca di bellezza e paesaggi naturali, l’estrazione dell’oro nero muta inesorabilmente il destino di persone e animali.
In questi ultimi 20 anni la regione Basilicata è stata letteralmente trasformata nel Texas d’Italia. 21 autorizzazioni per estrazione di petrolio e gas (tecnicamente sono definite concessioni di coltivazione) sono state assegnate a multinazionali come ENI e Total, permessi utilizzati per poter perforare il terreno in 477 punti diversi lungo il versante lucano della nostra penisola. Il complesso più grande è situato a Vigiano in Val D’Agri, bellissimo luogo degradato dagli stabilimenti. Le campagne informative e pubblicitarie dei colossi del petrolio – secondo le quali il sottosuolo della Basilicata avrebbe prodotto ricchezza, lavoro, benessere per tutti – sono riuscite a persuadere l’opinione pubblica e le istituzioni locali della grande opportunità offerta dalla loro regione. Ma a distanza di 20 anni dall’inizio delle perforazioni la disoccupazione è salita alle stelle, i campi inquinati, acqua e aria avvelenate, 25 incidenti petroliferi non denunciati per danni ambientali non valutati, crollo del valore dei beni immobili di proprietà dei cittadini, persone e altri animali colpiti da un esponenziale aumento di disturbi fisici e patologie.
La vita dei lucani, nonostante le promesse di un lavoro e di un benessere collettivo proferito dalle compagnie petrolifere, è tragicamente peggiorata. Secondo i dati dell’osservatorio regionale solamente nel 2010 sono cessati 18489 posti di lavoro, nel 2011 se ne aggiunsero altrettanti, nel 2012 altri 24.000 andarono a completare una situazione già emergenziale. In soli tre anni dal 2010 al 2012 il totale dei rapporti di lavoro andati persi ammonta a 60000, tanti i cittadini over 45. Se per molti anni gli abitanti della Val D’Agri rimasero in silenzio aspettando il compiersi di un roseo percorso comune profetizzato dalle compagnie del petrolio, oggi se ne può osservare il “guadagno” senza raccoglierne i frutti.
Sebbene il petrolio sia un giro d’affari ultra miliardario e la regione incassi 100 milioni all’anno in royalties, la Basilicata continua ad assere una delle tre regioni più povere d’Italia.
Nella sola zona di Vigiano 1600 famiglie un tempo potevano sostenersi coltivando la terra, (produzione di mele, fagioli di Sarcone, produzione di vini doc Terre dell’alta Val d’Agri, produzione di olive e olio, …), oggi solo un terzo di esse, in parte occupata saltuariamente all’interno degli stabilimenti e con contratti a tempo determinato di 3-6 mesi l’anno, riesce ad ottenere un debole sostentamento, il resto delle famiglie si ritrova disperata e disoccupata.
Oggi le produzioni locali di uva, mele, fagioli, olive, nei pressi degli stabilimenti non le compra più nessuno, i tassi di inquinamento sono troppo alti. Tumori e malattie sono abbondantemente raddoppiati, gli animali muoiono anche a causa degli abusi per lo smaltimento di fanghi tossici di alcune aziende petrolifere. Il lago Pertusillo, con i suoi 155 milioni di metri cubi d’acqua, dislocato nel cuore della Val d’Agri è un lago avvelenato da agenti inquinanti quali: idrocarburi, alluminio, bario, mercurio. Qui la moria di carpe e vari altri pesci e animali che un tempo trovavano casa nel luogo è stata impressionante, nei loro confronti l’impatto ambientale determinato dalle trivelle non ha offerto nessuna possibilità di sopravvivenza, per il Pertusillo e i suoi molteplici abitanti non umani fu una tragedia senza precedenti.
Nei pressi degli stabilimenti e prima della loro comparsa, esattamente dove sorgono le case dei contadini, in questi ultimi anni l’80% degli animali è morto in modo innaturale.
Moria di massa delle galline e casi di bovini completamente impazziti, ruminavano l’erba dei pascoli e poche ore dopo cadevano in preda a convulsioni per il dolore al fegato. Da un inchiesta condotta qualche anno fa nel dipartimento di Chimica dell’Università della Calabria, uno studio mirato riscontrò un inquietante presenza di idrocarburi nella cera e nel miele delle api.
“…se uno mi chiedesse su cosa si fonda questa coabitazione, io risponderei sulla distruzione del territorio e sul mancato rispetto delle popolazioni locali”
Pietro Dommarco, giornalista e autore del libro: “Trivelle d’Italia, perchè il nostro paese è un paradiso per i petrolieri”
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Fonte: Distribuzioni dal basso – Documentario-inchiesta, Nero D’Italia