Allevamenti di animali da pelliccia: la situazione attuale
In Italia sono rimasti solo una quindicina di questi allevamenti, quasi esclusivamente di visoni con l’unica eccezione di un allevamento di cincilla’. Numeri fortunatamente in calo rispetto a quelli del passato, complice la crisi che l’industria della pelliccia europea ha subito negli ultimi anni, dovuta in primis ad un cambiamento etico nella coscienza di molte persone che hanno scelto di non supportare questa moda crudele, oltre che a fattori dipendenti dal mercato come la concorrenza di nazioni asiatiche. Inoltre, per lo meno in Italia, a ridurre a poche unità questi allevamenti hanno contribuito sicuramente anche le liberazioni volontarie degli animali compiute da attivisti animalisti.
Allevamenti che chiudono ma anche allevamenti che aprono, o che tentano comunque di farlo. D’altronde l’AIAV – associazione italiana allevatori di visone – l’associazione che rappresenta questa categoria, da anni incentiva la nascita di nuove strutture.
Già vi avevamo informato della richiesta di autorizzazione presentata per l’apertura di un nuovo mega allevamento a Rivarolo del Re (CR), progetto che per ora sembra sospeso, così come del nuovo insediamento a Noceto (PR) tuttora attivo ma dal destino più che incerto, visto il recente divieto di allevamento di animali da pelliccia sul territorio comunale che l’amministrazione ha emanato, che assieme ad un cambiamento di alcune regole urbanistiche dovrebbe stabilirne la prossima chiusura.
Diversa invece la situazione a Montirone (BS), dove assieme a Nemesi Animale e Antispecisti Libertari abbiamo organizzato un corteo per ribadire che la chiusura degli allevamenti di animali da pelliccia è un cambiamento etico necessario. Sorto nel 2011, entro il 30 novembre avrebbe dovuto chiudere per via di un’ordinanza che accoglieva le numerose proteste del paese dovute ai forti odori nauseabondi che la struttura emanava. E così è stato. Lo dimostra un recente filmato che mostra i capanni e le gabbie vuote.
Nemesi Animale sostiene che l’allevatore abbia ucciso i piccoli e rivenduto le fattrici.
VIDEO GIRATO A MONTIRONE CHE DOCUMENTA LA CHIUSURA
Proprio in questi giorni difatti, solitamente nei mesi di novembre e dicembre, i visoni conoscono una morte atroce all’interno di una camera a gas, un metodo utilizzato appositamente perché non rovina la loro pelliccia.
Difficile esultare per Montirone visto cosa è accaduto agli animali, ciò nonostante si tratta pur sempre di una campagna che ha portato i risultati sperati. Ora bisognerà monitorare la situazione per capire che non sorga altrove, magari più distante dal centro abitato.
Niente puzza in questo caso, ma comunque migliaia di animali sofferenti.
Come quelli rinchiusi a Fossoli (MO), 10.000 visoni circa, dove il prossimo sabato si terrà un CORTEO nazionale contro l’allevamento di Italo Rossi.
L’allevamento di Fossoli non era l’unico della provincia di Modena, fino a qualche anno fa era attiva anche una struttura a Novi di Modena e la provincia di Ferrara, dove ora è presente un solo allevamento, tempo addietro ne contava addirittura tre, tra cui il più grande a livello nazionale, capace di imprigionare 20.000 esemplari.
Ognuno di loro vive in gabbie di dimensioni piccolissime, interamente di rete metallica, e passa in questo modo ogni istante della propria vita. Solitari e selvaggi, mai si abitueranno a questa segregazione, come dimostrano le numerose immagini che sono fuoriuscite da questi allevamenti, ottenute da varie organizzazioni animaliste in tutta Europa.
Solo quest’anno, tre investigazioni compiute in Polonia, in Repubblica Ceca e in Norvegia, ampiamente diffuse dai media nazionali dei tre paesi, hanno mostrato all’opinione pubblica cosa accade per la produzione di un capo d’abbigliamento, pelliccia o inserto che sia, di cui potremo fare tranquillamente a meno.
L’abolizione di questi allevamenti è un cambiamento legislativo necessario se desideriamo una società più rispettosa degli animali.
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