A Pasqua si consuma un’antica strage. Basta!

Lorenzo, agnello salvato dal banchetto di Pasqua 012, ora vive al rifugio Ippoasi
“Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa… “Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo custodirete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà tra i due vespri. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco, la mangeranno con azzimi ed erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere.”
>Antico Testamento, Esodo, capitoli 12,1 – 14,46
Ogni anno durante le festività pasquali aumenta notevolmente il consumo di carne di agnello e di capretto.
Solo nell’aprile dello scorso anno si stima ne siano stati uccisi circa 711 mila, per rinnovare una crudele tradizione religiosa in uso in moltissimi paesi.

Agnellini separati dalla madre
Questi animali sono comunque allevati e macellati tutto l’anno, anche per la produzione di latte, e conoscono il trattamento che viene riservato agli animali definiti come un nome orribile ‘da reddito’.
Sapendo che sentono le emozioni e provano paura e timore proprio come noi, la loro vita non può altro che essere definita come un incubo a occhi aperti: allontanati dalla madre appena nati, castrati, privati della libertà, stipati in un camion e costretti a viaggi lunghissimi in condizioni così disperate che molti di loro muoiono proprio durante il trasporto, e infine condotti al macello, dove a ognuno di loro verrà tagliata la gola così da morire dissanguato, con una zampa appesa ad un gancio.
Questa è la vita che i cuccioli di pecore e capre conducono nella nostra società, un mondo in cui domina l’ideologia specista e in cui l’essere umano vede gli altri animali unicamente come risorse, a seconda dell’utilità che può trarre dai loro corpi.
Il progresso, lo sviluppo industriale e la folle corsa verso il profitto (ecco perché oggi si chiamano animali da reddito…) hanno degenerato questo già arrogante pensiero e il risultato è stato quell’orrore chiamato allevamento intensivo, dove individui coscienti sono sottoposti quotidianamente a condizioni di vita che risultano una tortura perenne.
Essere insensibili di fronte alla sofferenza degli animali non fa di noi delle persone migliori, e di fronte a queste atrocità affermare che le scelte personali non cambiano lo status generale delle cose sembra solo una giustificazione per arroccarsi e difendere le proprie posizioni.
Per cui invitiamo chi ancora consuma animali sotto forma di carne o derivati a riflettere sullo stile di vita VEGAN, scriveteci per consigli o informazioni, saremo ben lieti di aiutare tutte le persone che stanno prendendo coscienza dello sfruttamento che viene perpetrato su questi esseri viventi.
> Quì maggiori Info su come vengono sfruttati gli ovini
Foto:
– Fattoria della Pace Ippoasi
– WeNn TiErE lEiDeN bLuTeT MeIn HeRz (Se gli animali soffrono il mio cuore sanguina)
– Dalla fabbrica alla forchetta